mercoledì 24 dicembre 2014

La follia del twist

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Roberto Arioli che appare sul n° 86 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 


“C’mon Twist, Yeah, Baby Twist,
Yeah, Baby, Just Like This;
C’mon Little Sis, and Do the Twist.”

Il Twist è la conseguente esplosione della stagione dei balli, sono da considerarsi tra i fenomeni più significativi dell’epopea del rock’n’roll. Il ballo è sempre stato una componente importante nell’evoluzione degli stili musicali. Pensiamo solo al Lindy Hop che nasce addirittura negli anni venti oppure il Boogie Woogie, il Jitterbug o il Jive balli che hanno accompagnato l’evoluzione della musica jazz nei suoi variegati stili. Questi generi si svilupparono nelle comunità di colore ma ben presto divennero parte integrante della musica da ballo dei bianchi che li adattarono secondo concezioni Bluegrass o Hillbilly. Caratteristica principale di questi, è che si dovevano ballare in coppia. Con il Twist tutto ciò venne sovvertito.
Ogni ballerino interpretava i passi del ballo a suo modo non avendo bisogno di un partner con cui cimentarsi e con ogni probabilità questa fu la molla che fece esplodere la rivoluzione del Twist. Il ballo prese il nome dalla canzone The Twist che venne composta e interpretata da Hank Ballard, accompagnato dai Midnighters, pubblicata nel gennaio del 1959 su etichetta King come lato A del singolo a 45 giri (sul lato B c’era ‘Teardrops On Your Letter’). Caratterizzata da un ritmo vorticoso e sincopato ebbe un buon successo al punto di raggiungere la ventottesima posizione nelle classifiche.
Ma nel giugno del 1960 un giovane proveniente dalla South Carolina reinterpreta la canzone. Il suo nome è Chubby Checker, ha poco meno di diciannove anni ed è sotto contratto con la Parkway Records. Era il quarto singolo pubblicato da questo artista (uscì accoppiata a ‘Toot’) ed ebbe un grande impatto al punto di entrare velocemente nelle classifiche di vendita andando a raggiungere la prima posizione il 19 settembre del 1960. Ma una cosa era il brano in sè per sè ed una cosa erano le movenze che lo caratterizzavano. E qui entra in gioco lo strumento televisivo. Fin dall’estate del 1961, Chubby Checker partecipa a molte trasmissioni televisive tra cui il Dick Clark Show il 6 agosto, uno dei programmi più popolari dell’epoca. Ma la serata di maggior successo fu quella del 22 ottobre durante l’Ed Sullivan Show presso la rete televisiva CBS, dove interpreta The Twist. Quello che colpì maggiormente furono le movenze di Chubby Checker, il fatto di poter vedere i passi del ballo da unire al ritmo della canzone, inconsciamente sviluppò uno spirito di emulazione che con ogni probabilità fu la chiave del successo di questo ballo e della “pazzia” che conseguentemente scatenò.
L’impatto fu enorme, oltre a ritornare velocemente nelle classifiche (rientra il 13 novembre del 1961) fece esplodere la mania di muoversi al ritmo di Twist facendo diventare questa canzone l’inno di una stagione che non era solo musicale ma bensì di moda e costume. Gli strateghi delle case discografiche percepirono immediatamente che questo nuovo modo di ballare sarebbe stata un golosa occasione di maggiori vendite discografiche in quanto, non solo i giovani avevano recepito questo nuovo modello da copiare, ma anche il mondo degli adulti e di certi ambienti culturali, non voleva perdersi l’occasione di mettersi in mostra ballando il Twist. Emblematica la riflessione fatta dall’influente giornalista Tom Wolfe, tratta dal libro ‘La storia del rock’ di Carl Belz uscito per gli Oscar Mondadori nel 1975 (l’edizione originale inglese era del 1972):
“Il Peppermint Lounge! Tu conosci il Peppermint Lounge.


Una settimana dell’ottobre 1961, un po’ di gente del bel mondo, mettendosi alle costole di un paio di giornalisti di New York, scoprirono il Peppermint Lounge e nelle settimane seguenti tutto il jet set di New York andava scoprendo il twist, alla maniera dei decoratori del primo novecento che avevano messo le mani sulle maschere africane. Greta Garbo, Elsa Maxwell, la contessa Bernadotte, Noel Coward, Tennessee Williams e duca di Bedford erano tutti li, e gli ultimi arrivati davano biglietti da 5, 10 o 20 dollari alle guardie, ai portieri e ai camerieri soltanto per vedere il palco dell’orchestra e la pista da ballo grande come una cucina qualunque. In novembre Joey Dee, 22 anni, il capo orchestra del Peppermint Lounge, suonava il Twist al ricevimento dell’anno al Metropolitan Museum Of Art, a 100 dollari a posto.”

Queste brevi righe sintetizzavano di come l’impatto sociale del Twist sia stato senza uguali.
Il mondo dello “show business” stava affrontando un nuovo fenomeno di massa, senza alcuna distinzione di classe sociale, ceto ed età. Il successo musicale del Twist venne bissato da altri artisti sopra tutti gli Isley Brothers con Twist And Shout, Sam Cooke con Twistin’ The Night Away, Gary U.S. Bonds con Dear Lady Twist e con Joey Dee And The Starliters con Peppermint Twist e ancora Chubby Checker,
ormai decretato re del Twist con canzoni come
 Let’s Twist Again e Dancin’ Party. Non rimase esente il mondo della celluloide, tra il 1961 ed il 1962 apparvero una serie di pellicole improntate sul Twist. Tra questi film meritano di essere ricordati ‘Twist Around The Clock’ (E l’Ora Del Twist) con Chubby Checker, Dion e i Marcels, ‘Hey Let’s Twist’ (Balliamo Insieme Il Twist) con Joey Dee e Teddy Randazzo e ‘Twist All Night’ con Louis Prima e Sam Butera.
Compresa l’importanza di tale fenomeno le case discografiche cercarono di sfruttare in ogni modo questa “follia del ballo” inventandosi nuove danze come il Fly, il Madison, il Limbo, lo Swin, il Freddie, il Mashed Potatoes, il Popeye, il Jerk, il Pony e l’Hully Gully forse il ballo più famoso dopo il Twist. Il grande successo raggiunse anche il nostro paese. Senza ombra di dubbio fu il primo vero fenomeno di massa, di tipo musicale, proveniente dagli Stati Uniti che sfondò nel nostro paese.
 I maggiori cantanti furono Peppino di Capri ed Edoardo Vianello ma non rimasero esenti dall’infatuazione del Twist personaggi del calibro di Mina, Domenico Modugno, Adriano Celentano e i giovanissimi Gianni Morandi e Rita Pavone. Anche da noi venne prodotto qualche film sul Twist come ‘Canzoni A Tempo Di Twist’ con Peppino Di Capri, Edoardo Vianello, Giorgio Gaber, Little Tony e Pino Donaggio e con la partecipazione di Don Lurio che spiegava i passi del ballo nonché ‘Twist, Lolite e Vitelloni’ con Peppino Di Capri ma con la partecipazione di grandi attori come Fabrizi, Gino Bramieri e Tino Scotti che descrivevano, a loro modo, cosa voleva dire ballare il Twist. La stagione del Twist e dei balli che ne derivarono, non durò molto. I motivi erano molteplici, in primis il fatto di inventare nuovi balli ad ogni costo (sicuramente a meri fini commerciali) aveva forse snaturato la vera anima del rock’n’roll, facendo comprendere che si era di fronte ad un fenomeno prettamente modaiolo, e poi si era alla vigilia di una grande nuova rivoluzione che avrebbe visto protagonisti quattro giovanotti che provenivano da Liverpool i quali avrebbero definitivamente cambiato il rock’n’roll.......

..continua sul n°86 di Jamboree Magazine.



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