lunedì 1 dicembre 2014

I CAMALEONTI

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo di Luca Selvini che appare sul n° 86 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it

Uno dei più longevi gruppi musicali italiani sulla scena ancora oggi pur se con notevoli cambi di personale (gli unici membri originali sono rimasti in due) è sicuramente quello dei Camaleonti, formazione nata nel 1965 ma che ha le sue origini parecchio tempo prima a Milano.

A quel tempo la città meneghina ha una vibrante scena musicale giovanile, avendo ospitato il primo festival Rock and Roll già nella seconda metà degli anni cinquanta, e parecchi musicisti cominciano ad affacciarsi alla ribalta dei vari locali e night-club sparsi per il capoluogo lombardo.

Nel 1962 i chitarristi Livio Macchia e Marco Reggè fondano I Beatnicks, un duo che si esibisce per divertimento alle feste e nei parchi all’aperto d’estate e durante una di queste occasioni essi incontrano il cantante e chitarrista Riki Maiocchi e Marco Minghinelli, trasformando I Beatnicks in un quartetto che suona un repertorio ispirato prevalentemente da gruppi come gli Shadows e i Champs; questa formazione però ha vita breve perché nello stesso anno Minghinelli e Reggè abbandonano e vengono sostituiti da Mario Perego, Roberto Cartago e dal sassofonista Giorgio Manzoli, a cui si aggiunge ben presto suo fratello Gerry al basso.

La band tira avanti con un assetto a sei fino al 1963, anno in cui i vari musicisti decidono di intraprendere nuove strade; Macchia, Perego, Cartago e Gerry Manzoli fondano il gruppo I Demoniaci con l'aggiunta di un secondo chitarrista che risponde al nome di
Giovanni Borettini e la voce di un giovanissimo Teo Teocoli (nel ’66 transiterà poi nei celeberrimi I Quelli), mentre Maiocchi tenta la via di una carriera solista.

Contemporaneamente in città sono molto attivi anche I Trappers complesso di cui fanno parte Mario Lavezzi (voce e chitarra), Tonino Cripezzi (pianoforte e voce), Bruno Longhi (basso e voce), Mimmo Seccia (chitarra e voce) e Gianfranco Longo (batteria), questi ultimidue finiranno poi assieme a Giorgio Manzoli nei Ragazzi della via Gluck, il gruppo accompagnatore di Celentano.

I Trappers nell’estate del 1964 sono affiancati dall’onnipresente Teocoli che canta per un po’ con loro prima di abbandonare la formazione alla vigilia dell’esordio a 45 giri coi brani Ieri/Lui, Lui non ha, rispettivamente cover di Yesterday dei Beatles e Louie Louie dei Kingsmen.

Sempre nel ’64 invece si formano I Marines, gruppo costituito da alcuni componenti dei Demoniaci con in più il redivivo Riki Maiocchi e il pianista Cesare Poggi; ma le intricate vicende di questi musicisti non finiscono qui, perché Livio Macchia inizia a dividere il suo tempo suonando anche con Marino Maurain et les Dragueurs e Maiocchi firma per la Columbia per la quale incide un singolo di modesto successo intitolato La tua vera personalità/Giovedì non mancare a cui fa seguito pochi mesi dopo una versione italiana di House Of The Rising Sun intitolata Non dite a mia madre; quando esce, il brano fa scandalo e per questo viene censurato subito (verrà ristampato poi col titolo La casa del sole, pezzo portato al successo dai Marcellos Ferial); sul retro in tutte e due le edizioni c’è la beatlesiana P.S. I Love You cantata nella nostra lingua e che ha la peculiarità di essere attribuita a Riki Maiocchi e i Mods che altri non sono se non i suoi ex compagni nel gruppo dei Marines.

Questi ultimi nel volgere di pochi mesi subiscono dei cambiamenti: restano Manzoli e Macchia e al posto di
Poggi subentra il chitarrista Augusto Righetti con in più il nuovo batterista Paolo De Ceglie e il sassofonista Marcello Olmari, in arte Gil Ventura e ben presto i cinque componenti cambiano nome in Augusto Righetti e Le Ombre ispirato chiaramente dagli inglesi Shadows; con questa formazione incidono un LP intitolato “The New Sound Group”  uscito alla fine dell’anno per la Columbia, ma in seguito a delle incomprensioni sorte nella band, Gerry Manzoli, Livio Macchia e Paolo De Ceglie agli inizi del 1965 si riuniscono con Riki Maiocchi e chiamano con loro Tonino Cripezzi, che abbandona i Trappers, e danno finalmente vita ai Camaleonti.

Iniziano ad esibirsi regolarmente al Santa Tecla, storico locale jazz milanese con un repertorio disinvolto che va dai classici “per coppie adulte” ai nuovi balli shake e al ritmo beat d’oltremanica per un pubblico più giovane e dinamico e il loro eclettismo musicale viene presto notato da Miki Del Prete, arrangiatore del Clan di Celentano che li fa firmare per l’etichetta Kansas; in breve esce il loro primosingolo: Ti saluto/Ti dai troppe arie, disco oggi abbastanza raro che vede sul lato A un bel pezzo beat a firma Zappa-Menegazzi caratterizzato da un riff di chitarra simile a You Really Got Me dei Kinks, senza però esserne un plagio, e sul retro una cover di Really Mystified dei Merseybeats.


Il gruppo lavora intensamente in tutti i migliori locali di Milano e dalla Lombardia e ovunque ottiene un grosso successo e in pubblico il quintetto si presenta con ottimi completi di colore diverso, un'idea per raffigurare la capacità di cambiare le tonalità della loro musica; poi nel mese di ottobre del’65 la Kansas pubblica il secondo 45 giri che è anche il primo grosso hit dei Camaleonti, ovvero Sha...La La La La/Tu credi in me, ancora due azzeccate cover di gruppi stranieri (La la la la la dei Blendells e sul lato B And My Baby's Gone dei Moody Blues) – il brano principale è inciso come se fosse un’esibizione dal vivo, con applausi e incitamenti iniziali e l’ottimo organo di Cripezzi in bella evidenza, un disco perfetto; Del Prete si dimostra una persona vincente ed oculata che oltre che fare da manager è anche un buon autore e suggeritore di idee geniali.

Il 1966 si apre con l’uscita in febbraio del terzo disco, questa volta con un formato insolito contenente tre
canzoni: I capelloni/Io lavoro/Come mai, ovvero tre versioni ad alto potenziale di altrettanti classici del beat inglese, nella fattispecie Over and Over dei Dave Clark Five, Get Off Of My Cloud dei Rolling Stones e We Gotta Get Out Of This Place degli Animals, dimostrando l’attenzione particolare del gruppo verso le novità d’oltremanica e le più che buone capacità strumentali dei ragazzi, Maiocchi poi è sicuramente uno dei migliori cantanti del beat italiano dotato di una voce scura e profonda.

Sempre nello stesso mese esce il primo LP intitolato, non senza un filo di autoironia “The Best Records In The World” che mette in luce le due anime del complesso, infatti accanto a brani dinamici come quelli usciti precedentemente su singolo appaiono anche canzoni più melodiche come Il mare non racconta mai, Non so che dire o Vi sbagliate, esordio alla voce solista di Livio Macchia; apprezzabile e degna di nota la cover di If You Gotta Go, Go Now di Dylan, che qui appare col titolo Non sperarlo più.

La produzione del gruppo in questo periodo è frenetica e in primavera escono a raffica altri 45 giri, un altro disco-tris che contiene Chiedi chiedi/I ragazzi del Grab/Dimmi ciao, questa volta tutti pezzi di autori italiani e ottimi esempi di beat frizzante e ballabile, seguito a breve distanza dal nuovo singolo Se ritornerai/Non so che dire (la facciata A è una versione italiana di Norwegian Wood dei Beatles, mentre il retro è un adattamento di un pezzo in francese intitolato Tant de beux rèves); il 15 giugno invece i Camaleonti partecipano al Primo Raduno Internazionale Beat al Palalido di Milano organizzato dall’instancabile Miki Del Prete assieme a una trentina di gruppi tra i quali Equipe 84, New Dada, Dik Dik, The Rokes, I Ribelli con Adriano Celentano, Caterina Caselli e gli Amici, i Fuggiaschi, i Giganti e dall’Inghilterra gli Hollies e i Bad Boys, presentatore: Gianni Boncompagni, poi improvvisamente in agosto l’inquieto Riki Maiocchi decide di lasciare la formazione e parte per Londra in cerca di nuovi musicisti, tornerà in Italia a settembre con i Trip nel quale transita per un po’ il chitarrista Ritchie Blackmore e prosegue poi la sua attività nel 1967 facendosi accompagnare dal gruppo I Generali e partecipando al Festival di Sanremo in coppia con Marianne Faithfull.


...continua sul n°86 di Jamboree Magazine

2 commenti:

  1. Non è proprio esatto che è stato Miki del Prete il produttore dei primi Camaleonti, bensì Luigi Menegazzi, conosciuto all'epoca con il nome di Gigi Fiume che oltre ad avere con loro un contratto di produzione è stato anche l'autore dei testi delle loro prime cover di successo e non solo e che dopo aver lasciato di comune accordo la produzione dei Camaleonti è diventato uno dei più grandi organizzatori di eventi, per esempio i primi concerti negli stadi di Adriano Celentano, tanto per dirne uno, e tantissimi altri. Questo per la precisione!

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  2. Miki Del Prete nella vita ha avuto solo la fortuna di essere amico d'infanzia di Celentano. I Camaleonti sono stati creati, lanciati e seguiti nei loro anni d'oro da Gigi Fiume Menegazzi, tra le altre cose anche paroliere dei maggiori successi del gruppo. Gigi Fiume Menegazzi ha coinvolto Miki Del Prete nella Kansas e la Kansas produsse i loro primi successi, da qui nasce probabilmente l'equivoco.
    Vero è che qualche anno dopo Miki usò la sua amicizia con Celentano per far organizzare le prime tournée del molleggiato a Gigi Fiume, che aveva già organizzato il primo mega raduno in stile Woodstock al Palalido di Milano ed era stato in società con lui in varie produzioni. Quindi Gigi Fiume Menegazzi, in società con Miki Del Prete organizzò prima un Tour in Italia nelle più grandi discoteche e sale da ballo, poi un Tour tra Germania ed Austria nei palazzetti dello sport ed infine il primo Tour italiano negli stadi, mai nessun artista aveva osato tanto, organizzato nei maggiori impianti italiani con un successo di pubblico e critica che non ebbe più nessun altro artista in Italia.
    Quindi, le notizie riportate non sono inesatte, solo non tengono conto della realtà delle cose, Fiume e Del Prete furono soci in alcune produzioni artistiche, ma non nel lancio dei Camaleonti in cui Del Prete non c'entrava nulla, d'altronde la grandissima fortuna di Del Prete era l'amicizia con Celentano che ancora oggi gli permette di vivere incassando diritti d'autore sui brani più celebri di cui firmó i testi.

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