sabato 30 maggio 2015

LAUREN BACALL

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Agostino Bono che appare sul n° 88 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 

Betty Joan Perske nacque, da genitori ebrei, il 16 settembre 1924 a New York. La madre, Natalie Weinstein Bacal, era nata in Romania, ed il padre, William Perse, negli Stati Uniti da genitori polacchi. 

La coppia divorziò quando Joan era ancora una bambina. Il padre, rappresentante di apparecchi medici, abbandonò, ben presto, anche la figlia, per cui fu la madre a prendersi cura della piccola Betty. 

Agli inizi degli anni trenta, le due si traferirono a Brooklyn, dove, grazie al supporto economico di alcuni zii benestanti, la ragazza ebbe l’opportunità di studiare in un importante collegio privato, The Highland Manor Boarding School for Girls. Natalie, intanto, cambiò legalmente il suo cognome in Bacal e si risposò con Lee Goldberg. 
Durante gli anni trascorsi in collegio, Betty prese
parte a lezioni di recitazione alla New York School of Theatre ed, in seguito, studiò per un anno all’American Academy of Dramatic Arts.

Il costo molto elevato dei corsi la costrinse ad abbandonare l’istituto dopo il primo anno. Tentò la professione di modella, riuscendo ad ottenere un primo contratto all’età di sedici anni per 30 dollari alla settimana.

Il suo sogno era, tuttavia, di diventare un’attrice. Questo la spinse a visitare locali che erano abitualmente frequentati da personaggi del mondo dello spettacolo, quali il Walgreen’s Drug Store ed il Sardi’s Restaurant, entrambi a New York

Fu in quei luoghi di ritrovo che incontrò il produttore Max Gordon, il regista George Kaufman e l’attore Paul Lukas. Grazie a loro ottenne un ruolo da comparsa nella produzione teatrale Johnny 2x4

L’entusiasmo per aver ottenuto la prima parte la convinse a cambiare il proprio nome, scegliendo Lauren Bacall (aggiungendo una "l" al cognome della madre). Nel 1942, ottenne la prima parte importante in Franklin Street, ma lo show non riscosse un grande successo e chiuse dopo otto settimane.

La delusione per ciò che avrebbe potuto costituire la fine delle sue aspirazioni, la convinse a tornare al lavoro di modella. La rivista Harper’s Magazine le dedicò la copertina ed un servizio di due pagine che attrassero l’attenzione di grandi personaggi del mondo del cinema, tra cui David O. Selznyck e Howard Hawks

Il regista la invitò ad un screen test ad Hollywood che ebbe un tale successo da convincerlo a farle firmare un contratto di sette anni. 

Lei e la madre si trasferirono in un piccolo appartamento di Beverly Hills. Lauren, in attesa di ottenere un ruolo, cominciò a prendere lezioni di recitazione e di canto. La tanto attesa occasione, le si presentò a Natale del 1943, quando Hawks le offrì un test per l’imminente inizio delle riprese di uno dei suoi più celebri film, Acque del Sud

Ottenne la parte ed ebbe la possibilità di recitare al fianco di Humphrey Bogart, protagonista maschile del film, di cui si sarebbe innamorata e che avrebbe sposato nel 1945. Il celebre attore era allora già coniugato e dovette, prima, ottenere il divorzio dalla moglie, Mayo Methot. Bacall aveva appena 19 anni, mentre Bogart ne aveva 44. Nonostante la notevole differenza d’età, la loro fu un’unione felice che durò undici anni, fino alla morte di Humphrey nel 1957.

La Warner Bros. lanciò una grande campagna pubblicitaria per promuovere il film e la giovane attrice. Nel febbraio del 1945, nel quadro di tale attività di promozione, partecipò ad una cerimonia, al National Press Club di Washington. La serata è rimasta celebre per l’esibizione al pianoforte dell’allora vice presidente degli Stati Uniti (e prossimo presidente), Harry S. Truman

Lauren fu invitata dai promotori dell’evento a sedersi sullo stesso pianoforte durante la performance del futuro presidente.
Il film successivo, L’agente confidenziale, al fianco di Charles Boyer, non fu ricevuto bene dalla critica e dal pubblico. 

Per sua fortuna, la popolarità riprese quota con il noir, Il grande sonno, al fianco del marito e diretto ancora da Howard Hawks. 

Basato sul romanzo di Raymond Chandler, la pellicola, grazie anche al suo intreccio di eventi ed alla complessità dei suoi personaggi, è divenuta un classico del genere noir e ottenne un notevole successo di critica e pubblico. L’attrice, dopo soli tre film, era divenuta una celebrità. Paradossalmente, grazie ad un regista, Howard Hawks, conosciuto per le sue posizioni antisemite.





sabato 23 maggio 2015

The Exciters

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo che appare sul n° 87 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it




Gli Exciters sono ricordati come il primo dei “girl-groups”, prima ancora di Ronettes e Shangri-Las, a cavallo di quella fase che vede il doowop incrociarsi con il pop e con il nascente soul; non furono proprio un gruppo di ragazze, in quanto insieme a Brenda Reid (voce principale), Lilian Walker e Carol Johnson, prestava servizio come basso Herb Rooney, il cui ruolo, data la particolare formazione, non è evidente come in altre formazioni.

Si formano a Queens, New York, alla fine degli anni cinquanta e all’inizio sono effettivamente un quartetto tutto al femminile con, oltre alle citate, Sylvia Wilbour, loro compagna di scuola; hanno un’età compresa tra i quindici e i diciassette anni e decidono di chiamarsi Masterettes, con il curriculum che vanta un singolo per la Lesage (numero 711), la buona Follow The Leader del 1961.

Contemporaneamente fanno parte della scuderia Lesage anche i Masters, i quali danno alle stampe Crying My Heart Out (b/w I’m Searching), un bel brano chiaramente doowop in cui spicca proprio il basso di Rooney (Lesage 714, 1961).

Rooney trova le armonie delle “colleghe” Masterettes estremamente interessanti, tanto da volersi unire alla formazione (pare dietro spinta di Leiber e Stoller), che a questo punto è un quintetto.

Poco dopo la Wilbour lascia, sostituita per un brevissimo periodo da Penny Carter, dopodichè gli Exciters, così ribattezzati niente meno che da Jerry Leiber e Mike Stoller, sono definitivamente un quartetto (da segnalare che Rooney e la Reid qualche anno dopo convoleranno a nozze).

Il gruppo firma per la United Artists nell’autunno del 1962 e già in dicembre entra nelle classifiche pop di con un brano scritto da Bert Berns, Tell Him, un eccitante (per usare un attributo usato in una recensione dell’epoca) up-tempo a cavallo tra pop e soul, forte di un’eccellente prestazione vocale e di un ricercato arrangiamento orchestrale; in realtà la canzone non è nuova di zecca, essendo già stata realizzata, sempre nel 1962, per il cantante Ed Townshend come Tell Her (Liberty).
(Billboard)

Nel gennaio dell’anno successivo è già al n°4 delle classifiche pop, raggiungendo il quinto posto in quelle r&b e facendo capolino nelle più svariate charts europee, con un discreto quarantaseiesimo posto in quelle inglesi e con un lusinghiero decimo nelle svedesi.

Il pezzo è stato interpretato da numerosi altri artisti, tra cui Sonny And Cher e Laura Branigan. Dean Parrish (1966) e Kenny Loggins (1989) la eseguono come Tell Her, il francese Claude François (1963) come Dis-Lui e Gianni Meccia utilizza l’incipit orchestrale per Il Pupazzo.

..continua sul n°87 di Jamboree Magazine.



sabato 9 maggio 2015

Rose Maddox and the Maddox Brothers

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Maurizio 'Dr.Feelgood' Faulisi che appare sul n° 87 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 


Emmylou Harris, una delle stelle più importanti e celebrate nella storia della musica country, in una intervista ha malinconicamente affermato come Rose Maddox se ne sia andata senza ricevere il riconoscimento che meritasse.

Non è stata l’unica a esprimersi in tal modo, ma il suo personale punto di vista ha un valore speciale, per le difficoltà affrontate nel farsi accettare dall’industria country di Nashville quando era giovane.

Poco importa, Rose Maddox ha lasciato nel cuore di chi l’ha conosciuta, anche solo attraverso i dischi e quello che libri e riviste di approfondimento musicale raccontavano di lei, un solco tanto profondo da cancellare il pensiero di come sarebbe stato condividere l’ammirazione nei suoi confronti, anziché solo con gli appassionati più fedeli e sinceri, con molti milioni di fan se le riviste di massa l’avessero messa in copertina, il cinema l’avesse lanciata e fosse stata invitata regolarmente negli studi TV.

Poco importa davvero, non credo affatto che maggiore popolarità le avrebbe concesso di fare migliore musica, troppe volte è stato dimostrato il contrario.

E lei di buona musica ne ha fatta davvero tanta, senza nemmeno perder tempo mettendo su famiglia, ma piuttosto prendendo in prestito i nipoti, i figli dei suoi fratelli, per continuare a suonare in un’atmosfera da family band anche negli ultimi anni della sua vita.

Rose era un mito, aveva una personalità forte ed eccentrica, un carattere non facile essendo cresciuta e avendo passato anche buona parte della sua vita, per ragioni professionali, con ben quattro fratelli.

La mia amica Laurie Lewis, artista californiana di fama internazionale, più volte insignita di award per le sue produzioni discografiche bluegrass, alla quale ho chiesto di raccontarmi qualche cosa di Rose, mi ha scritto “E’ stata la prima donna che ho sentito cantare in un disco bluegrass. La scelta delle canzoni e il back up di Bill Monroe e Don Reno nell’album ‘Rose Maddox Sings Bluegrass’ (1962) mi colpì fortemente. Più tardi Rose cominciò a suonare dalle mie parti, in California del nord insieme alla Vern Williams Band, andai molte volte ai suoi concerti. Aveva una grande personalità ‘old time’, grezza e anche rude, ma divertente, sempre carica di straordinaria tensione. Quando saliva sul palco si prendeva tutta l’attenzione, catalizzava l’attenzione di tutto il pubblico tale era il suo carisma”.

Se n’è andata il 15 aprile 1998 a 72 anni, dopo tante complicazioni e malattie che la costrinsero ad esibirsi anche sulla sedia a rotelle. 72 anni possono non essere così tanti, è stata sfortunata, avrebbe potuto cantare canzoni e incidere dischi ancora per qualche anno.

Certo però che di quei 72 anni ben 61 li passò facendo musica. Ne aveva 11 quando cominciò a esibirsi con i fratelli nelle feste locali, e poco di più quando i fratelli, ingaggiati dalla stazione radio KTRB di Modesto, la portarono in onda col risultato che il boss la volle al microfono dell’emittente tutti i giorni per due volte al giorno con i suoi brothers.

La storia dei Maddox non cominciò in California, ma nella più dura Alabama, dove conducevano vita da mezzadri.

Era il 1933 quando decisero di abbandonare casa, terra e la povertà che li circondava per dirigersi verso la California, già nei sogni di mamma Lulu prima che cominciassero a pubblicizzare il Golden State come la Terra Promessa in cui rifarsi una vita.

..continua sul n°87 di Jamboree Magazine.