lunedì 28 dicembre 2015

Jerry Lee Lewis - Ottantesimo compleanno

Ottantesimo compleanno
29 settembre 1935 2015

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di  Augusto Morini  che appare sul n° 89 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 

Originario di Ferriday, Louisiana, e pianista autodidatta dall'età di
8 anni, ha già avuto svariate esperienze musicali amatoriali e semi- professionali quando l'enorme successo riscosso da Elvis Presley lo spinge, nell'autunno del 1956, a rivolgersi alla stessa etichetta che lo ha lanciato, la Sun Records di Memphis. 

Qui lavora come sessionman e a marzo del 1957 pubblica il secondo singolo con Whole lotta shakin'goin' on, n.3 USA a settembre e disco million seller. 

Seguono Great balls of fire (1957),
Breathless (1958) e High School confidential (1958), tutti dischi d'oro che segnano la completa affermazione dell'artista che da radici country e boogie ha saputo creare un personalissimo stile di R'n'R pianistico. 

Il suo grande periodo, solo poco più di un anno, termina quando l'inconsueto matrimonio con la cugina tredicenne Myra Brown scatena l'ostracismo dei benpensanti ed il boicottaggio di un bigotto mondo dello spettacolo. 

Continua a registrare prolificamente per la Sun fino al 1963 ma molto di questo materiale vedrà la luce solo negli anni '70/'80. 

Passato alla Smash, affiliata della Mercury, risale tenacemente la china e fino al 1978 realizza una trentina di album nei quali spazia con maestria nei più svariati generi, R'n'R, country, blues, soul, pop, ritornando una star di prima grandezza soprattutto in campo
country. 

Negli anni '80 realizza alcuni album di studio per Elektra e MCA ma sono soprattutto i numerosi album live tratti dalle sue frequentissime esibizioni negli USA e in Europa a tenere vivo l'interesse su di lui. Nel 1989 il film biografico 'Great Balls of Fire' ne celebra il personaggio, oramai una vera e propria leggenda vivente.

DISCOGRAFIA italiana (in vinile)

In Italia le registrazioni Sun sono state pubblicate principalmente sulle etichette London, Oxford e Green Line, ma esistono anche edizioni su etichette minori quali Penny, Sigla e Entertainers.

Le registrazioni Smash/Mercury sono apparse sulle etichette Philips, Fontana e Mercury, ma anche sulle etichette Curcio e De Agostini.

Delle innumerevoli antologie con artisti vari nelle quali è presente, non sono state considerate quelle nelle quali interpreta solo uno o due titoli mentre, al contrario, sono state inserite le colonne sonore che comprendono, anche se solo uno o due, titoli inediti.

  REGISTRAZIONI SUN

78 GIRI
Great balls of fire/
Mean woman blues
London HL 8529  (3.1958)
You win again/
I'm feeling sorry
London HL 8559  (7.1958)

45 GIRI
Great balls of fire /Mean woman blues
London HL 8529  (3.1958)

You win again /I'm feeling sorry
London HL 8559  (7.1958)

Breathless /Down the line
London HL 8592  (10.1958)

Break up /I'll make it all up to you
London HL 8700  (1.1959)

High school confidential /Fools like me
London HL 8780  (4.1959)


lunedì 14 dicembre 2015

QUANDO I COMPLESSI STRANIERI CANTAVANO IN ITALIANO

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Luca Selvini  che appare sul n° 89 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 

C’era una volta….come dicono le fiabe, un tempo in cui cantanti e gruppi
stranieri che avevano già conquistato il nostro mercato discografico, per compiacere i fans italiani incidevano anche nella nostra lingua alcune versioni di loro successi, di altri artisti o di canzoni italiane scritte appositamente per essi. 

Già dalla fine degli anni cinquanta diversi grossi nomi della musica internazionale si erano cimentati in questa impresa, registrando una sfilza impressionante di titoli cantati nel nostro idioma, tra cui vorremmo ricordare Paul Anka con Diana e Sei Nel Mio Destino (“You Are My Destiny”), tutte del 1958, Neil Sedaka con Esagerata (cover di “Little Devil”, incisa nel 1961) e Il Re dei pagliacci (“King Of The Clown” del 1963) o Gene
Pitney con Quando vedrai la mia ragazza (“When You See My Girl” del 1964) e la celebre Nessuno mi può giudicare, questa volta un brano di autori locali presentato in coppia con Caterina Caselli a Sanremo nel 1966. 

Anche il grande Elvis Presley non sfuggì a questa pratica e nel 1963 registrò la celebre Santa Lucia per il film “Viva Las Vegas”; ma c’erano stati anche Dean Martin con Buona sera signorina, Arrivederci Roma, ‘O Sole Mio, That's Amore, Volare, Torna a Sorrento e molti altri artisti, tra cui Pat Boone che nel 1962 presentò ad un programma RAI la classica Quando, quando, quando (in realtà cantata per metà in italiano e per metà in inglese); Connie Francis, cantante americana che incise molte canzoni nostrane, tra cui Tango della gelosia e La Paloma; il francese Richard Anthony, esecutore di E il treno va, Cin Cin, La mia festa e Il mio mondo, un brano firmato da Umberto Bindi e Gino Paoli, e
parecchie altre glorie tra cui l’indimenticabile Louis Armstrong di Mi va di cantare e Grassa e bella entrambe presentate alla TV italiana nel 1968 e il campione del R&B Wilson Pickett, con l’interpretazione di Un’Avventura al Festival di Sanremo del 1969 in coppia con Lucio Battisti, anche qui però con un cantato metà in italiano e metà nella sua lingua.

Ovviamente il discorso non finirebbe qui e comprenderebbe una lista ben più lunga di cantanti e canzoni che però rischierebbe di “sconfinare” dal mio campo di ricerca e da quello di cui mi occupo abitualmente su queste pagine…e cioè il beat e i gruppi stranieri che decisero ti togliersi lo sfizio di cantare in italiano. Saltando a piè pari quei complessi che si stabilirono in via definitiva qui da noi, e che quindi ebbero tutta una serie di successi scritti ex-novo da autori di casa nostra o scritti di loro pugno ma adattati nella nostra lingua (Rokes, Sorrows, Renegades), di cui mi sono già ampiamente occupato nei numeri scorsi di questa rivista, e sorvolando i venerabili
Primitives di Mal e i Motowns di cui parlerò in dettaglio prossimamente, direi di concentrarci di più sulle formazioni che transitarono brevemente nel nostro paese o di chi addirittura non ci visse mai ma registrò qualcosa nella lingua di Dante. 

Partiamo quindi dall’Olimpo del rock cominciando con i Rolling Stones che pubblicarono una cover di “As Tears Go By” intitolata Con le mie lacrime su singolo Decca nell’aprile del 1966, con il retro “Heart Of Stone” cantata in inglese, ed è divertente sentire la suadente voce di Jagger alle prese con la difficoltà della pronuncia italiana; da ricordare che più o meno nello stesso periodo anche il gruppo jugoslavo (oggi diremmo sloveno, visto che veniva da Capodistria) dei Kameleoni incise una propria versione della stessa canzone, mentre gli Yardbirds sempre nel ‘66 parteciparono a Sanremo con due pezzi che poi pubblicarono su singolo
per la RCA e cioè Paff …Bum (in inglese) e la decisamente bruttina Questa volta, presentandoli al Festival in coppia con Lucio Dalla e con Bobby Solo; l’anno seguente toccò invece agli Hollies con una canzone di Mogol-Battisti intitolata Non prego per me, con Mino Reitano come partner per la manifestazione canora; il 45 giri che ne derivò, pubblicato per la Parlophone, portava sul lato B Devi avere fiducia in me, un brano di autori italiani dall’andamento un po’ più brioso rispetto alla facciata principale (una ballata tutto sommato malinconica e lontana dal repertorio abituale del quintetto di Manchester) una curiosità: nel disco ai cori partecipò lo stesso Lucio Battisti, che il 13 gennaio del 1967 si recò negli studi di Abbey Road a Londra per registrare assieme al gruppo. 

Veniamo ora ai Casuals, band inglese originaria di Lincoln che incise una manciata di dischi nella nostra lingua tra cui la più celebre è senz’altro Jezamine (brano edito su etichetta Joker nel 1968 accoppiato ad Amore, sto dicendo a te!), ma anche Il sole non tramonterà e Alla fine della strada, dischi pubblicati rispettivamente su etichetta CBS e Vogue, il gruppo era noto anche per aver collaborato con Gino Paoli, che scrisse per loro assieme a Greenway e Cooke la canzone Siamo Quattro e con il quale divise a metà un intero LP (una facciata a testa) intitolato appunto Gino Paoli & The Casuals, sempre edito per la CBS nel 1967.

..continua sul n°89 di Jamboree Magazine.


giovedì 3 dicembre 2015

Tremendous Rock ‘N’ Roll con i Goose Bumps !

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'intervista a cura di Maurizio Maiotti che appare sul n° 89 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 


The Goose Bumps sono quattro giovani della provincia di Milano che da un paio
d’anni portano sui palchi la loro musica di chiara ispirazione rockabilly. 

Danny (voce), Elias (chitarra), Carlo (contrabbasso) e Fede (batteria) sono i quattro che, dopo qualche cambio di formazione in passato, sono entrati in studio all’inizio del 2015 per registrare l’album di debutto della band: “Tremendous Rock ‘n’ Roll”, pubblicato nel maggio di quest’anno dalla Rocketman Records di Milano. 

Il sound frizzante e sbarazzino del loro esordio discografico miscela elementi del rock‘n’roll e del rockabilly delle origini ed atmosfere più moderne sapientemente catturate da Ettore Ette Gilardoni di Real Sound, storico studio milanese.

I dieci pezzi del disco, tutti originali ad eccezione di una cover (Morse Code di Don Woody), sono la “raccolta” di pezzi scritti nel corso del tempo dai Goose Bumps e che nella maggior parte dei casi erano già presenti in pianta stabile durante i live show della band.
 
Le tematiche dei testi sono quelle della vita di tutti i giorni e, in particolare, si concentrano sull’amore e la voglia di far festa, tenendo così fede alla tradizione di questo genere che tanto scalpore aveva suscitato nell’America degli anni ’50. 

Il primo singolo estratto da “Tremendous Rock‘n’Roll” è Big Dick, pezzo che parla della “qualità” più nascosta dell’uomo e del quale è stato realizzato un videoclip (regia di Paolo Meroni per Altered Studio) con tanto di pin up e nano ballerino. 

The Goose Bumps sono in tour praticamente continuo per promuovere il loro album d’esordio, toccando anche alcuni dei palchi più importanti del nord Italia.

Ciao ragazzi come state vivendo questa collaborazione con la Rocketman Records? Ci potete raccontare come è nato questo incontro?

La collaborazione con la Rocketman per noi è stato un passo fondamentale verso il poterci considerare una band a tutti gli effetti, che possa contare su un pubblico composto non esclusivamente dai propri amici. 
Abbiamo avuto l’opportunità di lavorare con persone serie e competenti, di poter registrare un album in maniera professionale e di iniziare a farci conoscere attraverso canali che da soli non avremmo potuto raggiungere. 
L’incontro con l’etichetta è avvenuto tramite Antonio Gno Sarubbi, musicista e discografico milanese, che ci ha messi in contatto con l’etichetta e portati in
studio per la prima volta.

Raccontateci un po’ la storia del vostro gruppo, chi siete e quali sono le vostre influenze.

Siamo quattro ragazzi della provincia di Milano che nel 2013 hanno deciso di provare a concretizzare il proprio sogno che era quello di portare sui palchi la propria musica, e per farlo ci è venuto naturale ispirarci prevalentemente a quello che secondo noi sta alla base di tutta la musica che ci è sempre piaciuta, e cioè il rockabilly e il rock’n’roll delle origini. 
Con l’arrivo di Carlo al contrabbasso, alla fine del 2014, abbiamo raggiunto la formazione attuale che vede Danny alla voce, Elias alla chitarra e Fede alla batteria e siamo finalmente entrati in studio per concretizzare il nostro lavoro.

Come vi siete avvicinati al mondo del Rockabilly? Avete sempre suonato questo?

Il Rockabilly, come dicevamo prima, è il genere che più ci appassiona e sicuramente più si avvicina all’idea che abbiamo noi di musica: 
“selvaggia” ma allo stesso tempo divertente e che non ha bisogno di prendersi per forza troppo sul serio. Nonostante questo i nostri ascolti sono molto vari e ognuno di noi nella sua crescita musicale ha avuto modo, con progetti precedenti, di suonare le cose più svariate, dal blues all’indie, dal rock al metal.

Dove suonate abitualmente e dove vi piace più esibirvi?

In poco più di due anni di vita abbiamo avuto modo di fare un centinaio di live show principalmente in Nord Italia e in Svizzera, suonando in situazioni più disperate e davanti a un pubblico molto vario, dal festival con ospiti importanti e “storici”, ai piccoli locali di provincia. 
Se dobbiamo scegliere un posto dove più ci piace suonare sicuramente possiamo dire il Canton Ticino in Svizzera, che per ospitalità, serietà e cultura musicale media della gente ci sembra avanti anni luce rispetto ad alcune situazioni di casa nostra.

Parlateci del vostro disco, vi soddisfa il sound che avete raggiunto?

Il nostro disco di debutto s’intitola Tremendous Rock’n’Roll ed è uscito nel maggio di quest’anno per la Rocketman Records di Milano. 
Contiene nove tracce scritte da noi e una cover di Don Woody, reinterpretata a modo nostro. Molti dei pezzi presenti sull’album li suonavamo dal vivo da più di un anno prima di entrare in studio, per cui col tempo siamo riusciti a dar loro esattamente il sound che avevamo in mente e siamo soddisfatti del risultato finale della registrazione. Ovviamente prendiamo Tremendous Rock‘n’Roll come un punto di partenza per continuare a migliorarci e, si spera, continuare a incidere album in futuro.

..continua sul n°89 di Jamboree Magazine.