Carissimi lettori,
In attesa delle anticipazioni del n.85 di "Jamboree Magazine" di prossima uscita, pubblichiamo parte dell'articolo di Luca Selvini dal n.82 luglio/settembre 2013
Amati alla follia dai loro fans, considerati da molti come i
Beatles italiani e ben presto diventati (assieme all’Equipe 84) il complesso
beat più famoso del nostro paese, The Rokes, o meglio, I ROKES furono i primi
musicisti inglesi a stabilirsi in Italia e a vendere milioni di dischi,
fungendo da apripista per le decine di altre formazioni d’Oltremanica che li
seguirono e che fecero parte della nostra piccola “British Invasion”.
Come molte delle avventure musicali di gruppi beat che
affondano le radici nel Rock and Roll, anche la nostra ha inizio nella prima
metà degli anni cinquanta a Londra. In un quartiere periferico a nord-ovest
della capitale un ragazzino altissimo e magro di nome Norman David Shapiro,
classe 1943, di origini ebree russe (il nonno paterno Salomon era fuggito dalla
sua terra dopo i famigerati pogrom), prende lezioni di pianoforte e violoncello
sin dalla tenera età, visto che in famiglia tutti suonano uno strumento
musicale; poi come spesso capita agli adolescenti, nel 1956 rimane affascinato
dai dischi di Jerry Lee Lewis, Buddy Holly, Chuck Berry e Little Richard,
impara quindi a suonare la chitarra e assieme a dei coetanei decide di formare
il suo primo complesso diventandone il leader e cantante ed esibendosi ai
ritrovi studenteschi, ai compleanni e alle feste per il Bar-Mitzvah (il momento
in cui un bambino ebreo raggiunge l'età della maturità).
Per mantenersi si impiega come commesso in un grande magazzino,
sempre però continuando a suonare occasionalmente finché nel 1959 decide di
passare al professionismo e risponde all’inserzione pubblicata su un giornale
che cercava un chitarrista per il gruppo di Robb Storme, un cantante che aveva
una discreta notorietà nella zona.
Con la denominazione Robb Storme & The
Whispers la band, con il sedicenne Norman Shapiro, parte per un tour di quattro
serate in Irlanda del Nord e per una settimana a Newcastle, poi a fine anno lui
e altri musicisti, che nel frattempo hanno lasciato Robb, si esibiscono in
piccoli club della capitale dove una sera vengono notati dall’agente di Gene
Vincent che propone loro di accompagnare il famoso rocker americano nella sua
tournée inglese.
Al termine di questa esperienza il gruppo, battezzato Laurie
Jay Combo, dal nome del leader e batterista, prosegue la sua carriera in
maniera autonoma e comprende Shapiro al piano elettrico e chitarra, un altro
chitarrista di cui nessuno ricorda il nome e un tale chiamato Dave al basso.
Nel 1961 c’è un cambiamento, Norman assume la leadership
della band e ne cambia la denominazione in Shel Carson Combo e il posto di
batterista ora è occupato da Mike Shepstone, nato nel Dorset nel 1943 e figlio
di genitori che avevano un salone di parrucchiere; a quattordici anni egli
aveva imparato a suonare questo strumento e aveva formato il suo primo gruppo:
The Carltones, un ensemble che suonava pezzi degli Shadows. Poco tempo dopo
viene aggiunto alla formazione un diciassettenne chiamato Bobby Posner; costui
aveva iniziato ad esibirsi molto presto con il Johnny Harris Combo e allo
scioglimento della band aveva risposto alla richiesta di Norman che cercava un
nuovo bassista.
Agli inizi del nuovo anno gli Shel Carson Combo spostano il
loro suono, indirizzandolo verso il R&B e cominciano a battere a tappeto
tutti i club più esclusivi della capitale dove questo verbo inizia a
diffondersi rapidamente; nel frattempo Shapiro ha assunto in via definitiva
l’appellativo di “Shel”.
In autunno un certo Victor Harvey Briggs, classe 1944, un
talentuoso chitarrista già “sponsorizzato” dal prestigioso Big Jim Sullivan
entra nella band – Vic (come viene chiamato) – ha già suonato con vari gruppi,
tra i quali una nuova edizione del Laurie Jay Combo, gli Echoes, coi quali ha
accompagnato in tour Jerry Lee Lewis, e i Peter Nelson and The Travelers e
nell’inverno a cavallo tra il ’62 e il ’63 si esibisce con Shel e gli altri
quasi ogni sera in un nuovo locale di Carnaby Street, il Roaring Twenties, un
fumoso club prevalentemente dedito allo ska ma aperto anche al blues e
particolarmente apprezzato da giamaicani, militari americani, jazzisti,
studenti del college e mods; qui a fine serata nascono spontanee jam session a
fianco di gente come Eric Clapton, Jeff Beck, Long John Baldry, o Cyril Davies
che ha appena formato i suoi All-Stars e nei quali militano il pianista Nicky
Hopkins e un ancora sconosciuto Jimmy Page alla chitarra.
Il combo suona successivamente in varie parti della Scozia e
dell’Inghilterra del Nord e poi parte per una tournée di tre mesi in Germania,
ad Amburgo, dove ottiene una residenza fissa al Top Ten Club, al termine della
quale Vic Briggs decide di lasciare per tornare a suonare con Peter Nelson nei
Peter’s Face; nel ‘65 è di nuovo negli Echoes che stavolta fanno da spalla a
Dusty Springfield e l’anno successivo entra prima negli Steampacket con Brian
Auger, Julie Driscoll, Rod Stewart e Long John Baldry, poi diventa membro dei
New Animals di Eric Burdon, coi quali partecipa al famoso festival di Monterey
nel 1967.
Dopo anni come musicista attivo in studio, si è convertito da molto
tempo alla religione Sihk e oggi è conosciuto come praticante di yoga e autore
di musica indiana col nome di Antion.
Torniamo al gruppo, che dopo aver cercato un nuovo
chitarrista solista lo trova nella persona di Johnny Charlton, un ragazzo nato
nel 1945 che all’età di quattordici anni, aveva imparato da autodidatta a
suonare la chitarra e a sedici si esibiva già da professionista nelle basi
militari americane in Francia.
Con lui in formazione allo Shel Carson Combo
viene offerta l’opportunità di accompagnare per cinque settimane in Italia un
certo Colin Hicks, fratello del più noto rocker inglese Tommy Steele. E da qui
inizia la loro leggenda.
Il genere che fanno i ragazzi in realtà ha ben poco in
comune col repertorio di Steele, più votato ad un rock’n’roll “canonico”, ma
l’occasione è buona e non possono lasciarsela scappare; per contratto però
devono cambiare nome provvisoriamente in The Cabin Boys ed essi accettano di
buon grado. Giungono a Milano l’8 maggio del 1963 e dopo aver esordito al
Cinema-Teatro Alcione ed essersi fermati per diversi giorni, si recano a Torino
per una serie di spettacoli – accade però che una sera Hicks perde la voce a
causa di una laringite e l’impresario chiede ai ragazzi esibirsi comunque da
soli, il pubblico nostrano non è abituato al grezzo suono del R&B dei
quattro ma rimane subito deliziato anche dall’aspetto e dai capelli con la
frangia (di Beatles qui da noi non si è ancora sentito parlare), tanto da oscurare
la presenza di Hicks stesso, che dopo aver ripreso a cantare col gruppo,
effettivamente riceve meno consensi degli altri.
A Roma al Teatro Jovinelli, la loro popolarità è in aumento
costante e da qui inizia la carriera in ascesa del gruppo, che due giorni prima
della fine del tour riceve un’inaspettata offerta di restare nel nostro paese
da un tale di nome Teddy Reno, che li vuole scritturare come musicisti di
accompagnamento per Rita Pavone, ai tempi già molto famosa.
Tutto sembra
procedere per il meglio ma dopo l’estate, finito il tour con Rita e ancora nel
dubbio se restare in Italia o tornare a Londra, le cose sembrano stagnare e per
gli Shel Carson Combo si delineano giorni di miseria, senza soldi in tasca e
con poche possibilità di esibirsi; fortunatamente in inverno Teddy Reno li
convoca ancora per accompagnare la Pavone e offre loro un contratto con la ARC,
la sussidiaria moderna della RCA e con esso la possibilità di incidere un 45
giri.
...continua su Jamboree Magazine n°82
TUTTO VERO...........MA TUTTO PASSATO...........SIGH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaMa è anche vero, amico Maurizio Ciaccia, che.... " a volte.....ritornano!". Hai visto che bel regalo ci hanno fatto i nostri carissimi amati Shel Shapiro e Maurizio Vandelli? Martedì al loro concerto, stavo impazzendo!!! E anche tutta la Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco Della Musica! Un delirio!!!
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