giovedì 24 settembre 2015

Eve La Plume ...un incontro elegante.

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Silvia Ragni che apparirà sul n° 89 della nostra rivista  che potrete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 


Foto di  DEMIS CRUDELI
L’anfitriona della XVI edizione del Summer Jamboree colpisce subito per la sua allure diafana e al tempo stesso radiosa: il corpo flessuoso, l’incarnato di porcellana, la chioma ondulata color rame che incornicia un ovale perfetto, lo sguardo azzurro che vira al verde sotto i riflettori tracciano un percorso a ritroso nel tempo rievocando l’ammaliante bellezza di una diva del Charleston

Non è un caso che Eve La Plume, al secolo Manuela Porta, abbia scelto un nome d’arte “da primadonna” (come ha dichiarato in un programma TV) per il suo debutto, nel 2005, come Burlesque performer

Foto di  Claudio Paolinelli
Da vera primadonna è dotata di carisma, di una spiccata presenza scenica, di un sofisticato appeal contraddistinto da magnetismo e unicità. 

Con un’icona di riferimento come la Marchesa Luisa Casati - “opera d’arte vivente” e regina d’eccentricità che stregò D’Annunzio e tutto il “beau monde”  – d’altronde, non poteva essere altrimenti: innamorata della Belle Epoque Eve ne ricrea, nei suoi spettacoli, le atmosfere e il mood. 

La Parigi di Toulose-Lautrec e del Moulin Rouge, la seduttività “maliarda” delle dive dei Café Chantant fanno da sfondo a mise
en scène di autentica preziosità, curatissime nei dettagli, che con raffinatezza esaltano le movenze aggraziate di una performer più simile a una musa Decadente che a una procace pin up. 


Al Summer Jamboree Eve La Plume ritorna, nell’inedita veste di presentatrice, dopo l’esordio del 2008 nel Burlesque show. 

Foto di  MARIELISE GOULENE
Al suo attivo, una carriera che la vede diva incontrastata del genere, guest star fissa dell’esclusivo Ballo del Doge al Carnevale di Venezia e ospite di importanti salotti TV. 

Decretata “Regina del Burlesque” da Vanity Fair, è apparsa sulle più note testate nazionali e guarda al teatro come dimensione ideale dei suoi show. 

Ed è proprio nella splendida cornice del Teatro La Fenice che quest’anno si è esibita, a Senigallia, nella soirée del 7 agosto dedicata al Burlesque

Con lei, sul palco, l’effervescente Miss Grace Hall a sancire un connubio DOC dell’entertainment d’antan.


foto di MAURIZIO CAMAGNA
Destreggiandosi tra il Rock‘n Roll del Foro Annonario e il suadente sound del La Fenice, Eve ha vissuto la sua nuova esperienza in un susseguirsi di emozioni. 

L’abbiamo intervistata in due tempi, per cogliere il suo stato d’animo dei giorni antecedenti al Festival e nel clou della rassegna: ne è risultato un coinvolgente mix di suggestioni, confessioni e riflessioni dall’impatto altamente esplosivo.

IL PRE-FESTIVAL SECONDO EVE

Com’era la tua vita, prima dell’incontro con il Burlesque?

Nella mia vita precedente – mi piace usare questo termine – facevo la costumista, un lavoro simile a quello odierno ma dietro le quinte: mi occupavo degli artisti che andavano in scena. Poi, a un certo punto, son passata da dietro le quinte al palcoscenico. Ed è stata una scelta giusta, secondo me: ho assecondato la mia natura. 

foto di MAURIZIO CAMAGNA
Come performer come hai iniziato?

Volevo uno spettacolo che trattasse l’immagine della donna “senza veli” in modo rispettoso, che si avvicinasse al mio modo di intendere la figura femminile, e ho pensato: “Se non esiste, lo faccio io.” Una grande presunzione, da parte mia, perché nasceva dal fatto che non conoscessi il Burlesque: in Italia, dieci anni fa, non se ne parlava nè io ne avevo mai sentito parlare. Per cui ho messo in scena uno spettacolo prima di sapere che appartenesse, in realtà, al genere Burlesque. 

A tuo parere, è necessaria una formazione specifica per diventare una Burlesque star?

Foto di  Claudio Paolinelli
Io trovo che valga la stessa legge sia per un attore che per chiunque varchi la soglia del palcoscenico: bisogna avere presenza scenica e sapere che si tratta di una cosa seria, che ha delle regole ben precise. Nel Burlesque, invece, a volte ci si improvvisa. Secondo me non si può parlare di una vera e propria scuola: una performer dovrebbe mettere in pratica la recitazione, la danza, tante arti che, tutte insieme, vanno a comporre lo spettacolo Burlesque. Non sono d’accordissimo con la linea dei corsi e dei workshop. Perché sapere come si toglie il guanto è l’ultimo dei know-how: è tutto il resto che tiene in piedi quel che poi, di base, è uno spogliarello ironico!

Le tue performance, negli abiti così come nelle scenografie e nei personaggi che interpreti, più che agli anni ’40 e ’50 sembrano ispirarsi all’era di D’Annunzio, dell’Art Nouveau e della Belle Epoque. Perché questa scelta?

Il mio periodo storico preferito va dalla fine dell’800 agli anni ‘30: per una considerazione estetica e perché a quelle epoche mi sento vicina. Più le studio più mi sembrano in qualche modo rappresentarmi, e che io possa rappresentarle. La mia è una scelta istintiva, amore a prima vista.





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