Carissimi lettori,
oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Franco "Jack The Cat" Malatesta che appare sul n° 90 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it
Il periodo natalizio è tempo di felicità, regali e occasione
per stare insieme ai propri cari. In questo dato periodo, nel 2014, provai a
farmi un regalo molto personale: chiesi, in punta di piedi, ad un personaggio famoso se era disposto a incontrarmi per un’intervista.
Con mio stupore, ne strappai una promessa!“Dove vogliamo
incontrarci?” mi chiese. Io gli risposi che per stare tranquilli potevamo fare
anche a casa mia, ma l’ho sparata lì, abito fuori Milano (costringo una star
degli anni ’60 a farsi il viaggio fino a casa mia? Ma và, farà una
controproposta). E invece mi sorprese, accettando molto volentieri!
Il primo appuntamento era fissato per il 27 dicembre. Ma
poi, incontri con i propri cari e altro, in quel periodo lì, esauriscono il
tempo libero.
La star quindi ha rilanciato: “Senti, facciamo il 5 gennaio?
Ti va??”
Ma come “mi va???” – CERTO che mi va!
E adesso incontro un altro personaggio musicale storico, che
faceva parte di un gruppo che girò il mondo ed ebbe anni di “residency” negli
USA:
Gerry Bruno, il “dentino” dei Brutos.
Essendo classe 1971, ricordo Gerry anche alla radio, qui a
Milano – più che altro, ne parlava mio fratello maggiore, all’epoca disc-jockey
nelle radio della provincia milanese. E la radio è un argomento che ho sempre
trovato interessante, per cui parlerò con Gerry anche di questo.
Gerry, parlami delle tue origini
La mia famiglia ha origine a San Cataldo (CL), e allora
(come spesso anche oggi) si partiva verso il nord, con un biglietto di sola
andata, per lavoro: approdammo a Torino.
Nacqui nel 1940, quinto in ordine di arrivo dopo due
fratelli e due sorelle.
Avendo avuto la fortuna di avere avuto due fratelli prima di
me che avevano prestato servizio militare come ufficiali, io ne fui esente,
sebbene feci lo stesso la visita medica: il generale che mi esaminò, nella vita
privata era un direttore di sale da ballo, che già mi conosceva e mi
apprezzava, grazie alle
mie serate in cui imitavo Jerry Lewis insieme al mio socio
che impersonava Dean Martin. Era il 1958.
Ho sempre avuto una spiccata propensione all’arte: oltre
all’avanspettacolo, mi piaceva molto ballare, mi piaceva il rock’n’roll, le
moto, e a causa di questo (o grazie a questo) fui licenziato da un posto di lavoro
che trovai con fatica presso la UTET, casa editoriale molto famosa, dove io mi
occupavo di composizione di pagine enciclopediche: le serate di avanspettacolo
continuavano, non solo a Torino, ma anche fuori, sulla costiera ligure ad
esempio, e per fare ciò chiedevo permessi di continuo al lavoro. Non mi
pregarono di rimanere.
Cercavo di entrare nel mondo dello spettacolo, sentivo
quella essere la mia vocazione: il mio vicino di casa che suonava la chitarra,
Jack Guerrini, ed io, andammo a fare un provino al Teatro Alcione di Torino, e
ci
accolse il commendatore Zanfrognini, a capo dello stabile, a cui piacemmo
così tanto che ci fece un contratto per 10 anni!
Da lì in poi avrei guadagnato soldi facendo ciò che mi
piaceva fare di più!
Guerrini venne messo a fare il cantante di una orchestra di
rock, io insieme ad altri due attori, Giorgio Vacca e una ballerina di rock che
si chiamava Giovanna, componevamo i Rock G3, nome originato dalle iniziali dei
nostri nomi, ovvero un trio di ballerini rock, e Aldo Maccione era il comico
che chiudeva lo spettacolo – eravamo la compagnia del Teatro dei Pazzi.
Dopo due settimane, provando quasi per scherzo durante le
pause, Guerrini attaccò a cantare “Little Darlin’” dei Diamonds, e noialtri
iniziammo a fare accompagnamento vocale, ma anziché copiare lo stile del disco,
ne inventammo uno che prevedeva lo sguardo fisso nel vuoto, un accompagnamento
vocale diverso dall’originale, e noi immobili.
Una cosa nata spontaneamente, per caso: ma alla gente
piacque un casino!
Questo fu l’inizio dei Brutos: avevo 19 anni, era il 1959.
Poi, cosa accadde? I Brutos divennero famosi da subito
all’estero, oppure no?
Bisogna dire che il nostro spettacolo divertiva molto il
pubblico, che continuava a venirci a vedere.
Ma gli impresari mediocri dell’epoca, venendo noi
dall’avanspettacolo, ci definivano “meteore”, e secondo molti di loro saremmo
durati due o tre mesi al massimo.
Invece Zanfrognini SAPEVA che non era così, per cui ci portò
nei maggiori teatri italiani a sue spese!
Sale da ballo a Riccione, la “Casina delle Rose” a Roma, e
altri, principalmente perché questi posti erano frequentati da impresari di un
altro livello: venivamo scorrazzati in lungo e in largo dentro una FIAT 1900
“Gran Luce” di proprietà del commendatore, e alloggiavamo in pensioni che
prevedevano uno stanzone dove dormivamo tutti e 5 insieme. Pagava tutto lui,
tanto credeva nel nostro potenziale.
Facevamo quindi le nostre serate, però come spesso accadeva,
i pagamenti a seguito delle stesse arrivavano tardi, per cui eravamo spesso
senza soldi per mangiare, sebbene il nostro mentore conoscesse posti dove
con
500 lire di allora ci mangiavano in 6 o 7.
Avevamo un furgone con i finestrini rotti, e spesso
arrivavamo davanti agli hotel prima del loro orario di apertura, per cui
eravamo costretti a dormire dentro il furgone mentre ne aspettavamo l’apertura.
Erano tempi così: per fare l’artista spesso si passava
attraverso l’inferno, ma ci bastava la risata del pubblico per essere contenti.
Tutta questa prima gavetta diede i suoi frutti: andammo a
Parigi a l’Olympia, lì diventammo delle star, e da lì cominciarono a piovere
ingaggi per date oltreoceano, tra le quali Las Vegas (che documentai con
abbondanza di foto) e New York, dove comparimmo persino al Ed Sullivan Show.
Stavamo gustando il successo, amavamo far ridere il
pubblico.
A proposito di risate, ero bravo a raccontare le
barzellette: le mimavo, le interpretavo, insomma, ai tempi era quasi una
carriera parallela quella del barzellettiere, tanto che spesso mi pagavano pranzo
o a cena, solo per l’aver fatto ridere gli amici o gli astanti.
Lo stesso Walter Chiari raccontava le barzellette che,
magari, gli avevo appena raccontato nella mensa più di una volta in TV, nei
programmi in cui era titolare o co-autore.
Avete fatto tanti night club: raccontami un po’
quell’epoca....
..continua sul n°90 di Jamboree Magazine.
..continua sul n°90 di Jamboree Magazine.
Grandi brutos vedendovi su Youtube mi avete fatto ridere anche jack guerrini che se ne andato troppo prestito
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