giovedì 30 ottobre 2014

RENATO dei Profeti

Carissimi lettori,
oggi vi offriamo parte dell'articolo che appare sul n° 83 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.com


Milano, via Raffaello Sanzio, pomeriggio di sole ma anche di vento freddo e fastidioso: non mi sembra proprio di essere nel mese di giugno. 

In un elegante bar dellzona, incontro Renato Brioschi, meglio conosciuto come Renato dei Profeti, un sicuro protagonista musicale di quei favolosi anni 60. 

Scopriamo subito di avere un'importantcosa in comune, cioè l'anno di nascita, il mitico 1948!! Pertanto entrambi abbiamo vissuto le stesse emozioni da posizioni diverse: io da attento ascoltatore di quella indimenticabilstagione musicale, lui senza ombra di dubbio da indiscusso protagonista.

A questo punto mi devi per forza fare un bilancio di questi tuoi 40 anni !


"Sono stato fortunato perché ho fatto, musicalmente parlando, diverse cose tutte interessanticiil cantante di gruppo, il solista, l'autore, il compositore ed anche il produttoretutte esperienze positive!"

"Calma, andiamo per ordine, da dove cominciamo?"
 
"Incominciamo dai miei 18 anni, quando sentivo un gran desiderio di musica e di costruirei intorno qualche cosa di interessante! La scintilla è scaturita dall'incontro casuale con Donato Ciletti

A noi due si sono poi avvicinati Nazareno La Rovere ed OsvaldBernasconi. Eravamo in quattro, i classici quattro elementi giusti per formare un gruppo beatprima con il nome "Sonars", poi con quello definitivo dei "Profeti". 

All'inizio non era ben chiaro fra di noi neanche il ruolo di cantante, perché tutti ci alternavamo amicrofono, soprattutto durante le prime serate al 'Mediolanum' circolo ACLI in viGeneral Govone, ed al "Copacabana", altro locale di corso Europa, sempre qui a Milano.

Siamo nel 1965 ed il debutto uffìciale avvenne il 25 aprile al Mediolanum

La fortuna ci arriva con il provino fatto per conto della CBS e con l'incisione del nostro primo singolo dal titolo "Bambina Sola".


In quell' occasione la casa discografica mi assegna defìnitivamente il ruolo di cantante del gruppo, mentre per Nazarenrimane la chitarra ritmica, Donato il basso ed Osvaldo la Batteria

Questo brano ebbun buon successo di vendita e ci porta anche alla famosa trasmissione radiofonica 
"Bandiera Gialla" insieme al nostro secondo 45 giri, cover di un brano dei Rolling Stone "Ruby Tuesday", che in italiano diventa "Rubacuori"

Altri brani incisi senza dubbio da ricordare sono "Ho difeso il mio amore" e "Gli occhi verdi dell'amore". Con quest'ultima, cover di un successo di P.P. Arnold (“Angel of the morning"), entriamo in classifica con 400.000 copie vendute; mentre con l'altra, anch' essa
co
ver di un successo dei Moody Blues ("Nights in White Satin") ci classifichiamo molto bene al Festivalbar 1968.


"Quale manifestazione musicale ti ha colpito maggiormente?"

"Mi sono molto divertito ed ho degli ottimi ricordi del "Cantagiro" da noi fatto purtroppuna volta sola. Anno 1969 con la canzone "La tua voce'; brano che poi nello stesso annabbiamo presentato anche al 'Festivalbar'

Splendido il continuo contatto umano con lpersone che ci aspettavano ai margini delle strade e la sera durante gli spettacoli nellvarie località sedi di tappa! Ricordo con piacere anche la trasmissione TV 'Settevoci' con quell'aggeggio infernale dell'applausometro, trasmissione che senza dubbio ci ha fatto 
conoscere al pubblico televisivo e che noi abbiamo vinto per quattro settimane! Poi, come dimenticarmi del 1970?"

" ..... che cosa successe nel 1970?"

"La casa discografica m'ha proposto di partecipare come solista all'edizione di quell'anndel 'Disco per l'estate' con una canzone di Bigazzi e Savio che al primo ascolto, debbessere sincero, non m'ha neppure molto convinto! Quella canzone era ''Lady Barbara"
Quella canzone m'ha portato alla vittoria nella manifestazione, m'ha fatto conoscere la gioia del primo posto in hit parade con circa 1.000.000 di copie vendute e m'ha permesso di conoscere il mondo cinematografico con il 'Musicarello' tratto dal titolo della canzone!



Il risvolto negativo di tutto questo invece sono state alcune incomprensioni ed il mio definitivo allontanamento dal gruppo dei Profeti
Questo m'è dispiaciuto parecchio

Loro poi hanno proseguito da soli lanciando due brani ("Era bella" e "Non si muore per amore") prima di sciogliersi definitivamente nel 1978.









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giovedì 16 ottobre 2014

The Four Seasons

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo che appare sul n° 86 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.com


I Four Seasons, oltre che un tipico prodotto della comunità italiana dell’area intorno a New York, sono uno dei gruppi vocali di maggior successo di tutti i tempi grazie, tra le altre cose,all’inconfondibile falsetto di Frankie Valli (nato nel 1934), nato Francis Castelluccio nel 1937 da famiglia di chiare origini italiane(come del resto gli altri membri), nonché all’abilità di Bob Gaudio come autore di canzoni.

Si formano nel 1959 intorno a tre organici diversi.

Frankie Valli e Tommy de Vito (n. 1928) sono insieme nei Four Lovers già dal 1954, quando questi ancora si chiamano Variatones (con loro militano Henry Majewski, chitarra, Frank Cattone e Billy Thompson alla batteria); il 1956 è l’anno in cui i Lovers conoscono la notorietà grazie al singolo “You’re The Apple Of My Eye”.



Nick Massi (n. 1927 - m. 2000), ottimo bassista oltre che basso a livello vocale, passa pur’egli nei Four Lovers, dopo essere stato membro degli Hollywood Playboys, mentre Bob Gaudio (n. 1942), nato nel Bronx e futura colonna dei Seasons, milita nei Royal Teens, da cui un numero tre nelle classifiche del 1958, Short Shorts (seguito da Believe Me, altro piccolo successo dell’anno successivo; i Teens avranno lunga vita, fino agli anni settanta e includeranno per un periodo Al Kooper in veste di tastierista).

Dello stesso ’58 è l’incontro tra Gaudio e Valli, grazie a un comune amico, Joe Pesci.




Valli, figlio di un barbiere italiano residente a Newark, New Jersey, inizia la sua carriera di cantante con una forte passione per Frank Sinatra, già all’inizio degli anni cinquanta con il Variety Trio (dove milita anche Tommy DeVito) ed esordisce su disco nel 1953 come Frankie Valley (il singolo My Mother’s Eyes); tra il 1957 e il 1961 si produce in numerose incisioni come “back-up vocalist”, la più importante delle quali “Rock And Roll Is Here To Stay” per Danny And The Juniors; ma il dado è gettato e i due musicisti iniziano a provare insieme realizzando dei demo-tapes con le canzoni scritte perlopiù dallo stesso Gaudio e ricavandosi un nuovo nome per una potenziale formazione da una pista di bowling, il Four Seasons.

Altro personaggio chiave della storia è il produttore Bob Crewe, tra le tante altre cose già autore di una canzone registrata da Valli per la OKeh nel 1958, I Go Ape.

La formazione nel 1961 è definita: Valli, Gaudio, Massi e Tommy De Vito.

Il primo singolo dei Four Seasons è per la Gone di George Goldner; si tratta di Spanish Lace/Bermuda, che non ottiene alcun successo.
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“TOP 100 di Billboard”

THE FOUR SEASONS
Del lungo elenco di presenze in classifica
riportiamo solo i titoli arrivati
nelle prime 10 posizioni.

Sherry
25/8/1962 - 14 settimane - 1^ posizione

Big girls don’t cry
20/10/1962 - 16 settimane - 1^ posizione

Walk like a man
26/1/1963 - 13 settimane - 1^ posizione

Candy girl
6/7/1963 - 13 settimane - 3^ posizione

Dawn (Go away)
1/2/1964 - 13 settimane - 3^ posizione

Ronnie
11/4/1964 - 10 settimane - 6^ posizione

Rag doll
20/6/1964 - 12 settimane - 1^ posizione

Save it for me
29/8/1964 - 8 settimane - 10^ posizione

Let’s hang on!
9/10/1965 - 16 settimane - 3^ posizione

Working my way back to you
29/1/1966 - 9 settimane - 9^ posizione

I’ve got you under my skins
9/3/1966 - 10 settimane - 9^ posizione

Tell it to the rain
10/12/1966 - 10 settimane - 10^ posizione

C’mon Marianne
6/10/1967 - 10 settimane - 9^ posizione

Who loves you
23/8/1975 - 20 settimane - 3^ posizione

December 1963 (Oh, what a night)
27/12/1975 - 27 settimane - 1^ posizione








mercoledì 8 ottobre 2014

Grace Hall - Intervista

Carissimi lettori,

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Ben E.King / Grace    Foto di Libero Api
 La Regina del Burlesque italiano si presenta all’intervista in total black, pencil skirt fasciata al corpo e labbra rosse d’ordinanza. I capelli sono acconciati in un caschetto sbarazzino, con frangia, dallo stile pre- Vergottini e post- Louise Brooks.

Emma Nitti, alias Grace Hall, ha dalla sua il grande atout della spontaneità ed una allure radiosa, un fascino rassicurante che quando indossa le vesti di Burlesque performer mette a suo agio il pubblico, coinvolgendolo nell’arte del teasing con somma grazia ed elegante seduttività.

Non c’è da meravigliarsi che sia stata confermata, per la seconda volta di seguito, presentatrice di un Festival di Musica e Cultura anni ‘40 e ‘50 il secondo al mondo per rilevanza come il Summer Jamboree.

Summer Jamboree 2014


Artista poliedrica con anni di teatro ed importanti esperienze di cinema e TV alle spalle, Grace annovera nel suo Curriculum nomi prestigiosi: Abel Ferrara, Gigi Proietti, Gabriele Muccino, Paolo Virzì, Juliette Binoche sono solo alcuni dei grandi registi e colleghi con i quali ha dato prova del suo talento recitativo.

Foto di Libero Api
Poi, nel 2009, la svolta nel Burlesque: un’estensione naturale dei suoi molteplici skills, originata dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare.

Una spiccata attitudine al self-management e la sua innata predisposizione per il palcoscenico hanno fatto il resto.

Oggi, Grace Hall, oltre ad esibirsi durante i più celebri eventi del settore dislocati tra Europa, Canada e Stati Uniti, è insegnante e Direttrice Artistica de Il Tempio del Burlesque (da lei fondato a Roma) e tiene corsi in giro per il mondo dove insegna ad ammiccare sul palco in lunghi guanti e pasties.

Una particolarità: Grace è l’unica performer italiana che abbina il canto alle fascinose movenze ed ai giochi di ventagli di piume.

L’ abbiamo intervistata nel weekend di chiusura della 15ma edizione del Summer Jamboree, mentre fervevano i preparativi per il consueto - e affollatissimo - “gran finale” del Festival.

Perché la scelta del nome Grace Hall?

Nel Burlesque si sceglie un nome, possibilmente che abbia qualche riferimento esotico. Questo nome, in realtà, nasce da un sogno: mi è stato dato da una persona molto cara che purtroppo non c’è più e quindi me lo sono preso, non me lo sono scelto.

Nasci come attrice, con il nome di battesimo di Emma Nitti. Come ha avuto origine il tuo passaggio al Burlesque?

Foto di Maurizio Salustri
Sì, io nasco come attrice: ho fatto tanti film per il cinema, serie televisive, teatro…Sono 17 anni che lavoro in questo campo. Ho sempre amato l’intrattenimento a tutto tondo, e il Burlesque mi offre l’opportunità di poter portare in scena tutti i miei skills perché è un genere di intrattenimento che ti lascia una grande libertà di espressione. In un numero puoi essere coreografa, costumista, regista di te stessa mettendoci tutte le tue idee. Nei miei numeri, in più, c’è sempre l’elemento del canto live. Il Burlesque, quindi, si può considerare una branca del mio lavoro di attrice e nello stesso tempo diciamo che è l’opportunità, la possibilità di avere molta più libertà perché io, facendo l’attrice, come puoi immaginare dipendo da molteplici dinamiche: innanzitutto una scrittura, una produzione, un investimento economico. Poi c’è il casting director, poi chissà se c’è un ruolo adatto, e così via… Mentre con il Burlesque sono artefice di tutto quel che faccio, dall’inizio alla fine,  anche come produttrice. 
Come ci sono capitata? All’inizio del 2009 progettavo di mettere in scena - come regista e attrice - uno spettacolo sull’avanspettacolo italiano e facevo ricerche alla biblioteca Del Burcardo, a Roma, accanto al Teatro Argentina. Avevo cominciato a indagare sulle diverse forme di spettacolo contemporanee al nostro avanspettacolo ed è uscito fuori il Burlesque. Sapevo qualche cosa al riguardo, ma mi sono incuriosita e sono andata ad approfondire. Mi sono detta: “Ma questo è quello che voglio fare io!” e tornando a casa, proprio lo stesso giorno, mi arriva una e-mail del Micca Club (il locale storico che ha portato in auge in Italia questa forma di intrattenimento). Facevano delle audizioni per la loro Accademia che si accingeva a formare cinque Burlesque performer. Ho pensato che fosse un segno! Ho mandato immediatamente il mio Curriculum e dopo un’ora mi hanno risposto, convocandomi per un’audizione il mese dopo. Da quell’audizione è partito tutto.

Quali sono i requisiti per diventare una brava performer?

La bellezza non c’entra niente. Il Burlesque è bellissimo proprio 
perché non propone stereotipi, come ad esempio la TV e certi media: 
trovi qualsiasi tipo di corpo, dalla donna più generosa alla donna 
molto magra. E poi la donna tatuata, la donna eterea…Per distinguersi, 
secondo me, lo stile personale è la cosa più importante: non imitare 
nessuno, ma valorizzare il proprio tipo e la propria unicità. 
Sicuramente un background di palcoscenico è fondamentale: ci sono 
delle dinamiche, delle “geometrie” che vanno studiate. Poi il rapporto 
con il pubblico, essere generosi con il pubblico. Mai dimenticarsi che 
c’è un pubblico che fruisce di ciò che stai facendo. Quindi: 
generosità, stile personale e bagaglio performativo a mio parere sono