sabato 9 maggio 2015

Rose Maddox and the Maddox Brothers

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Maurizio 'Dr.Feelgood' Faulisi che appare sul n° 87 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 


Emmylou Harris, una delle stelle più importanti e celebrate nella storia della musica country, in una intervista ha malinconicamente affermato come Rose Maddox se ne sia andata senza ricevere il riconoscimento che meritasse.

Non è stata l’unica a esprimersi in tal modo, ma il suo personale punto di vista ha un valore speciale, per le difficoltà affrontate nel farsi accettare dall’industria country di Nashville quando era giovane.

Poco importa, Rose Maddox ha lasciato nel cuore di chi l’ha conosciuta, anche solo attraverso i dischi e quello che libri e riviste di approfondimento musicale raccontavano di lei, un solco tanto profondo da cancellare il pensiero di come sarebbe stato condividere l’ammirazione nei suoi confronti, anziché solo con gli appassionati più fedeli e sinceri, con molti milioni di fan se le riviste di massa l’avessero messa in copertina, il cinema l’avesse lanciata e fosse stata invitata regolarmente negli studi TV.

Poco importa davvero, non credo affatto che maggiore popolarità le avrebbe concesso di fare migliore musica, troppe volte è stato dimostrato il contrario.

E lei di buona musica ne ha fatta davvero tanta, senza nemmeno perder tempo mettendo su famiglia, ma piuttosto prendendo in prestito i nipoti, i figli dei suoi fratelli, per continuare a suonare in un’atmosfera da family band anche negli ultimi anni della sua vita.

Rose era un mito, aveva una personalità forte ed eccentrica, un carattere non facile essendo cresciuta e avendo passato anche buona parte della sua vita, per ragioni professionali, con ben quattro fratelli.

La mia amica Laurie Lewis, artista californiana di fama internazionale, più volte insignita di award per le sue produzioni discografiche bluegrass, alla quale ho chiesto di raccontarmi qualche cosa di Rose, mi ha scritto “E’ stata la prima donna che ho sentito cantare in un disco bluegrass. La scelta delle canzoni e il back up di Bill Monroe e Don Reno nell’album ‘Rose Maddox Sings Bluegrass’ (1962) mi colpì fortemente. Più tardi Rose cominciò a suonare dalle mie parti, in California del nord insieme alla Vern Williams Band, andai molte volte ai suoi concerti. Aveva una grande personalità ‘old time’, grezza e anche rude, ma divertente, sempre carica di straordinaria tensione. Quando saliva sul palco si prendeva tutta l’attenzione, catalizzava l’attenzione di tutto il pubblico tale era il suo carisma”.

Se n’è andata il 15 aprile 1998 a 72 anni, dopo tante complicazioni e malattie che la costrinsero ad esibirsi anche sulla sedia a rotelle. 72 anni possono non essere così tanti, è stata sfortunata, avrebbe potuto cantare canzoni e incidere dischi ancora per qualche anno.

Certo però che di quei 72 anni ben 61 li passò facendo musica. Ne aveva 11 quando cominciò a esibirsi con i fratelli nelle feste locali, e poco di più quando i fratelli, ingaggiati dalla stazione radio KTRB di Modesto, la portarono in onda col risultato che il boss la volle al microfono dell’emittente tutti i giorni per due volte al giorno con i suoi brothers.

La storia dei Maddox non cominciò in California, ma nella più dura Alabama, dove conducevano vita da mezzadri.

Era il 1933 quando decisero di abbandonare casa, terra e la povertà che li circondava per dirigersi verso la California, già nei sogni di mamma Lulu prima che cominciassero a pubblicizzare il Golden State come la Terra Promessa in cui rifarsi una vita.

..continua sul n°87 di Jamboree Magazine.


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