Un anticipazione dell'articolo su "I Corvi"
per il prossimo numero di Jamboree Magazine disponibile a Febbraio 2014
La recentissima scomparsa di Angelo Ravasini, eroe del beat italiano – che
si aggiunge tristemente alla lunga lista di musicisti che non sono più tra noi
– ha reso doveroso un ritratto del complesso che ha lanciato la sua carriera e
per il quale è ricordato con tanto affetto: I CORVI; e se c’è stato in Italia
qualcuno che può fregiarsi del titolo di primo gruppo “garage”, questo spetta
sicuramente a loro, che con quel suono cupo e distorto e l’immagine
crepuscolare si impose con facilità al pubblico beat, soprattutto per merito di
un paio di singoli fulminanti, tra l’altro azzeccatissime cover di due
formazioni americane.
Il gruppo nasce a Parma alla fine del 1964, formato da quattro
intraprendenti musicisti e oltre a Ravasini, chitarrista e cantante ex componente
dei Five Gentlemen e degli Snakes, comprende un secondo chitarrista, Fabrizio
Levati, più il bassista Italo Ferrari detto Gimmi, appartenente ad una
prestigiosa famiglia di burattinai e Claudio Benassi alla batteria. Iniziano
subito ad esibirsi in vari locali dell'Emilia proponendo il loro repertorio
formato da cover di Beatles e Rolling Stones, ma che ben presto si sposta su
formazioni inglesi e americane poco conosciute e facendosi le ossa suonando al
King di Parma, al Mercury di Felino e al Piper di Milano dove dividono il palco
con i Rokes; poi al principio dell’anno successivo partecipano al 1° Torneo
Nazionale Davoli a Rapallo, classificandosi al secondo posto e destando un
certo interesse oltre che per le loro sonorità crude anche per il loro aspetto
particolare con delle mantelline nere. Non passano inosservati e infatti
vengono notati da Alfredo Rossi, direttore artistico dell'etichetta Ariston,
che li mette subito sotto contratto e poco dopo esce sul mercato il loro primo
singolo Un ragazzo di strada/Datemi una lacrima per piangere. La facciata
principale è una riuscitissima cover di I Ain't No Miracle Worker, brano
composto da Nancie Mantz e Annette Tucker, una coppia di autrici molto quotate
e interpretato dai Brogues, uno sconosciuto gruppo californiano in cui militano
Gary Duncan e Greg Elmore, futuri membri dei celeberrimi Quicksilver Messenger
Service; il testo in italiano scritto da Nisa (Nicola Salerno) rende
efficacemente lo spirito della versione originale senza timore di confronti e
oltretutto il violento assolo di Ravasini nella parte centrale è addirittura
superiore a quello inciso nel disco americano; il lato B invece è occupato da
un bel pezzo composto dai fratelli Salerno e caratterizzato da un’introduzione
di chitarra eccezionalmente distorta col fuzz-box, una vera novità per quei
tempi.
“Un ragazzo di strada” viene presentata al Cantagiro 1966, diventando
istantaneamente il marchio di fabbrica di questa formazione e in assoluto la
canzone che più resterà impressa nella memoria collettiva; alla manifestazione
I Corvi si esibiscono con un vero pennuto addomesticato appollaiato sul manico
del basso che i ragazzi hanno battezzato col nome di Alfredo e alla fine, pur
essendo degli esordienti, si classificano all'ottavo posto, un buon risultato
corroborato poi dalle ottime vendite del disco.
Nello stesso anno viene pubblicato un altro 45 giri, Bang bang, cover
italiana del celebre successo di Sonny & Cher interpretata anche
dall’Equipe 84, ma il trattamento che il gruppo fa di questo pezzo,
notevolmente indurito, colloca il brano in una dimensione per certi versi
anticipatrice di un certo suono “hard”; mentre sul retro appare Che notte
ragazzi, una canzone un po’ goliardica e con un cantato che ricorda alcune cose
del grande Fred Buscaglione, inserita nella colonna sonora del film omonimo
diretto da Giorgio Capitani con Philippe Leroy, Marisa Mell ed Alberto
Lionello; poi in autunno viene dato alle stampe il primo LP intitolato, come
era prevedibile “Un ragazzo di strada”, vinile oggi assai quotato vista la sua
difficile reperibilità, che oltre ai pezzi già usciti su singolo contiene anche
due cover di Donovan, I colori (Colours) e Volevo finirla (To Try For The Sun),
una di James Brown, Resterai, (I Don’t Mind) e alcune composizioni originali
che usciranno poi a 45 giri, scritte da autori italiani tra i quali i “soliti”
Nisa, i fratelli Salerno e Franco Califano ........
la storia continua sul n.84 febbraio-maggio 2014 in uscita
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