Carissimi lettori,
oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Silvia Ragni che appare sul n° 85 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.com
oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Silvia Ragni che appare sul n° 85 della nostra rivista che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.com
83 voci per riassumere lo stile anni ‘40 e ‘50
ACCESSORI - Rappresentano dei complementi di stile dal ruolo
decisivo: cappelli, guanti, borsette, foulard, occhiali da sole, cinture,
bandana e cerchietti sono imprescindibili in qualsiasi look.
ALABASTRO - Levigata, diafana, candida come l’alabastro più
pregiato: così dev’essere la carnagione femminile negli anni ’40 e ’50. Viene
ottenuta evitando accuratamente di esporsi al sole e con uno strato di
fondotinta coprente, molto chiaro, fissato successivamente con una spolverata
di cipria in polvere.
ALLURE - Il dizionario la definisce “andatura”,
“portamento”, “aspetto”. Comunemente indica un fascino che proviene “da
dentro”, una classe innata che qualsiasi look può solo contribuire a definire
ed esaltare. A cavallo tra gli anni ’40 e i ’50 l’allure si identifica
soprattutto nello stile bon ton, sofisticato e da “jeune fille bon genre” del
quale star come Audrey Hepburn e Grace Kelly sono sublimi rappresentanti.
AUDREY HEPBURN - L’attrice britannica, protagonista di film cult come Sabrina (1954) e Colazione da Tiffany (1961) viene assurta ad icona di uno stile bon ton di cui il tubino nero, le ballerine, i guanti (bianchi e al polso, oppure sofisticatamente oltre il gomito), il cappello ed il foulard annodato attorno al collo
BALLERINE - E’ Brigitte Bardot a lanciare il boom, calzando
il paio che M.me Repetto creò su sua richiesta quando interpretò Juliette Hardy
in E Dio creò la donna (1956). Originate da una rielaborazione delle scarpette
da ballo dei danzatori classici, vengono prodotte in Dordogne e vendute a
Parigi, allo storico civico 33 di Rue de la Paix: il negozio che Rose Repetto
ha tramutato nel punto di riferimento per le fan delle ballerine di tutto il
mondo.
BANDANA - Il fazzoletto rosso a pois bianchi, annodato in
testa, che l’operaia Rosie the Riveter esibisce nel manifesto del ’43 a
sostegno dell’impegno delle donne americane durante la Seconda Guerra Mondiale,
fa della Riveter un’icona culturale e della bandana uno degli accessori più
gettonati da una folta schiera della popolazione femminile. Le versioni in cui
si declina sono molteplici: tra le più frequenti, quella a fascia stretta con
nodo centrale, alla paysienne, a piegatura larga e, naturalmente, alla Rosie
the Riveter. In omaggio alla sua madrina.
BEACHWEAR - I primi bikini d’epoca - dopo il boom iniziale
del 1946 - impongono reggiseni “corazzati”e alte culottes a coprire l’ombelico.
Il costume intero, dal canto suo, è tutto meno che sgambato. La voglia di
spensieratezza del dopoguerra si scontra con gli ultimi, massicci baluardi del
senso del pudore e le forme, al mare, vengono solo sottolineate ma mai esibite.
Ci si “sfoga”, in compenso, con modelli impreziositi da ruches, fiocchi, in
fantasie pois o a quadretti Vichy, e il monopezzo raggiunge il top della
seduttività nel modello “a fascia”. Tra le dive - o aspiranti tali - c’è chi
osa: memorabile il bikini animalier sfoggiato da Jayne Mansfield il ridotto
due pezzi di una Brigitte Bardot in versione starlet, a Cannes, nel 1953.
BETTIE PAGE - “The Queen of Pin Ups”, icona di stile
suprema, è il modello di riferimento evergreen di ogni Pin Up degna del
suo nome. I lunghi capelli d’ebano ondulati e dotati di minifrangia (il suo
cavallo di battaglia), il rossetto rosso fuoco, una malizia intrecciata alla
solarità e al fetish in parti uguali, la rendono sexy ma rassicurante. Il suo
sorriso risplende sia in versione Pin Up on the beach che in bustier di cuoio e
con un frustino in mano. Fiori tra i capelli, colori sgargianti, bikini
ridottissimi, bandana in testa, fantasie floreali e a pois sono i leit motiv
del suo stile spensierato, sbarazzino con una punta d’eros. Piccante, ma mai
“fatale”...continua sul n°85 di Jamboree Magazine.
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento...