lunedì 13 aprile 2015

Mickey Rooney

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Agostino Bono che appare sul n° 87 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 

Lost stars of Hollywood


Mickey Rooney era alto solo un metro e cinquantasette e non certamente un sex simbol. Eppure, ebbe otto mogli, nove figli ed una carriera lunga quasi novanta anni durante la quale fu protagonista di tantissimi film di successo.

Figlio di una coppia di artisti di vaudeville, cominciò a recitare a poco meno di due anni in uno degli spettacoli messi in scena dai genitori. Fu, dunque, un bambino prodigio dello spettacolo di varietà ed, in seguito, del cinema. 

Nonostante avesse dato il meglio di se negli anni trenta e quaranta, riuscì a prolungare la propria carriera in età adulta, mantenendo sempre uno standard di recitazione alto. A ciò contribuirono la sua voglia di vivere e la sua grande passione per il lavoro che, in un certo qual modo, sopperirono ad altre qualità che gli mancavano.

Nacque il 23 aprile 1920, come Joseph Yule Jr. Il papà, Joe Yule, era di origine scozzesi, e la mamma, Nell, una chorus girl di Kansas City. 

La coppia era sempre in tournèe negli Stati Uniti, dando spettacoli nelle maggiori città. Nel 1924, tuttavia, Joe e Nell si separarono ed il piccolo Joseph rimase con la mamma. I due si trasferirono in California, ma la vita, agli inizi, non fu facile per la giovane madre che, senza un lavoro fisso, dovette chiedere aiuto ai propri genitori per sopravvivere. 

Il suo merito fu quello di credere nelle qualità del figlio e di intravedere in lui un potenziale grande attore. Le sue sensazioni furono confermate nel 1926, quando il piccolo Joseph ottenne la parte del nano nel film Not to be trusted. Non fu un grande successo, ma servì ad introdurlo nel mondo del cinema.

Di lì a poco, grazie alle conoscenze della madre, avrebbe ottenuto il ruolo di Mickey McGuire, un noto personaggio dei fumetti che alcuni produttori avevano deciso di trasferire sul grande schermo per girare una serie di brevi commedie. 

Fu il ruolo che gli cambiò la carriera. La serie durò dal 1927 (anno in cui recitò in ‘Mickey’s Circus’) fino al 1934 (quando la serie terminò con ‘Mickey’s Medicine Man’). Fu proprio all’inizio di questo fortunato programma che i produttori scelsero per lui il nome d’arte di Mickey Rooney.

Nella seconda metà degli anni trenta, fu un’altra serie a farlo conoscere e diventare una star assoluta, Un affare di famiglia. Stavolta, vestì i panni di Andy Hardy, il figlio mascalzone del giudice James K. Hardy, interpretato da Lionel Barrymore

Tra il 1937 ed il 1946 recitò in 13 film, imperniati sulle vicende dell’omonima famiglia, raggiungendo una popolarità senza precedenti e diventando un simbolo per i suoi coetanei in un paese che stava recuperando dagli effetti devastanti della Grande Depressione e si apprestava a giocare un ruolo decisivo nella Seconda Guerra Mondiale.


Quando il paese entrò nel conflitto, Mickey diede il suo contributo, arruolandosi e servendo per 21 mesi. 
Durante questo periodo, fu anche in Europa ed organizzò una serie di spettacoli per le forze armate dal vivo e per radio, attraverso l’American Forces Network.

Il decennio fu, comunque, caratterizzato da altri film di successo. Accanto a due giganti come Spencer Tracy e Lionel Barrymore in Capitani coraggiosi ed il solo Tracy in La città dei ragazzi, il giovane Rooney resse il confronto alla grande. 

Il pubblico lo adorava: dal 1939 al 1941, fu l’artista numero uno al box office negli Stati Uniti e di questo ne andò orgoglioso per tutta la vita, come spesso ricordava durante le interviste o le apparizioni in televisione.

I primi anni quaranta furono anche gli anni del sodalizio con Judy Garland. I due diventarono una delle coppie più famose del grande schermo e grandi amici anche nella vita privata. Oltre ad alcuni film della serie di Andy Hardy, recitarono insieme in alcuni musical del maestro Busby Berkeley. Tra gli altri, Musica Indiavolata e I ragazzi di Broadway.

A partire dal dopo guerra, i ruoli che ottenne non furono all’altezza dei precedenti. 

Cambiò tipo di personaggio, riuscendo ad essere molto convincente in alcuni film minori che riscossero un discreto successo grazie alle sue prestazioni: Il terrore corre sull’autostrada, nella parte del meccanico che finisce con l’essere coinvolto in una rapina, per colpa di una donna della quale si era innamorato; La soglia dell’inferno, nella parte del Sergente Dooley, un war movie ambientato in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale; e Faccia d’angelo, nei panni di Lester Gillis, uno dei criminali più pericolosi e ricercati dalla polizia negli anni trenta. 



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