Fatte le debite proporzioni con la
lunghezza della loro carriera, dal 1961 al 1966, nessun gruppo femminile è
stato più influente di loro.
Le Ronettes si distaccavano sia
stilisticamente che come immagine (almeno erano bravissime da alimentare tale
sensazione, riuscendo ad apparire come “bad girls”), dalla maggior parte dei
“girls groups” dell’epoca; erano decisamente meno innocenti di Chantels e
Angels, più smaliziate delle Shirelles, meno suadentemente femminili delle
Supremes.
Brian Wilson fu talmente colpito
da Be My Baby, il loro epico singolo del 1963, da indicarlo come
“ossessione professionale”; tre generazioni di musicisti pop e rock dichiarano
di aver subito la malia da parte delle ragazze, da Bruce Springsteen a Billy
Joel, la cui Uptown Girl pare una velata dedica a Ronnie
Spector, a Amy Winehouse; ammirazione ricambiata, con una bella versione da
parte di Ronnie di Back To Black, all’indomani della scomparsa
dell’artista britannica.
Keith Richards, fan sfegatato nonché
vecchio amico di Ronnie, sarà l’uomo che introdurrà il gruppo nella Rock’n’Roll
Hall Of Fame nel 2007. Tanto rispetto, oltre alle qualità intrinseche della
formazione, era dovuto ovviamente anche a colui che fu dietro alla produzione
dei loro singoli più significativi, Phil Spector; la citata Be My Baby,
è stata spesso indicata come “perfetto esempio di wall of sound”.
La storia delle Ronettes inizia a
Washington Height, New York, dove Veronica Bennett (in seguito Ronnie Spector,
allorché moglie del produttore Phil; il loro matrimonio si protrarrà dal 1968
al 1974 e sarà tutt’altro che facile) forma un gruppo con la sorella Estelle e
con le di loro cugine Nedra Talley, Diane ed Elaine; queste due ultime
abbandonano quasi subito, in seguito, pare, ad un infruttuoso “contest”.