Carissimi lettori,
oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a
cura di Augusto
Morini che appare sul n° 93 della
nostra rivista e che
potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it
Nato
il 24 giugno 1938 a
Trieste, Lorenzo Pilat cresce e studia nella città natìa, sviluppando un
interesse per il canto che lo porta a cantare anche in chiesa.
Verso il 1958,
con l’arrivo del rock and roll si appassiona al nuovo genere e ai suoi primi
grandi interpreti tra i quali, in particolare, Elvis Presley.
All’inizio dei
’60 inizia ad esibirsi, accompagnandosi alla chitarra, in alcuni locali della
città quali, ad esempio, la Birreria Dreher.
Nel 1963 giunge a Milano, anche per
avvicinarsi all’ambiente del più importante centro dell’industria musicale
italiana. Qui entra in contatto col Clan Celentano e l’anno successivo
pubblica, con lo pseudonimo Pilade, sul marchio Ciao!Ragazzi, il suo primo
disco con ‘Ciao ciao ciao’, versione italiana di ‘Bye bye love’ degli Everly
Brothers.
Il disco è uno dei partecipanti alla prima edizione del Festivalbar,
organizzato dal presentatore Vittorio Salvetti, un concorso basato sul numero
di ascolti ottenuto da un certo numero di dischi distribuiti in 4000 juke-box
sparsi per l’Italia. Ad ogni modo, essendo il Festivalbar una gara musicale tra
le canzoni, il premio maggiore fu assegnato a Pilade, mentre a Bobby Solo
spettò un premio speciale.
Mentre inizia a partecipare a spettacoli e tournée organizzate dal Clan, fra il 1965 e il 1966 pubblica, sempre su Ciao!Ragazzi, alcuni singoli con titoli rock come ‘Charlie Brown’ e ‘La mia ciccia’, canzone ispirata ‘Summertime blues’, un classico di Eddie Cochran.
Sempre nel 1966 registra ‘Il ragazzo della via
Gluck’ cantato con Ico Cerutti e Gino Santercole sotto il nome ‘Trio del Clan’,
brano da loro presentato al festival di Sanremo di quell’anno in
accompagnamento alla versione di Adriano Celentano.
L’emozione gioca un brutto
scherzo ai tre cantanti che durante la loro esibizione invertono l’ordine di
esecuzione delle strofe, contribuendo così all’esclusione della canzone dalla
serata finale della manifestazione canora.
Passato all’etichetta madre Clan, nuove incisioni di buon successo sono ‘La legge del menga’ (partecipante al Cantagiro 1967), ‘Non sono Frank Sinatra’, ‘Il re d’Inghilterra’, presentato ancora a Sanremo nel
Dal 1971 inizia a utilizzare per le sue produzioni discografiche il proprio nome, Lorenzo Pilat, che, comunque, stava usando già da tempo per firmare le sue composizioni, spesso realizzate assieme agli altri autori Daniele Pace e Mario Panzeri.
Nel 1966, sebbene formalmente non citato, è fra gli autori di
‘Nessuno mi può giudicare’, grande successo di Caterina Caselli.
Fra le molte
altre sue composizioni si notano ‘La rosa nera’ (Gigliola Cinquetti, 1967),
‘Sole spento’ (Caterina Caselli, 1967), ‘L'attore’ (Adriano Celentano, 1968) e
‘Alla fine della strada’, quest’ultimo, presentato da Junior Magli e i Casuals
al Festival di Sanremo del 1969, viene poi ripreso in versione inglese (‘Love
me tonight’), diventando un grande successo di Tom Jones.
Negli anni ’80 il
successo e il numero di passaggi radiofonici registrato negli Stati Uniti dalla
versione di Tom Jones fanno vincere a Pilat l’ambìto Grammy Award in qualità di
autore della musica.
..continua sul n°92 di Jamboree Magazine, compresa discografia
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia il tuo commento...