martedì 31 marzo 2015

DON GIBSON



Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Augusto Morini  che appare sul n° 87 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 

Nato a Shelby, North Carolina, il 3 aprile 1928, Donald Eugene Gibson a soli due anni rimane orfano del padre, crescendo così con la madre Mary e i quattro fratelli maggiori.

Prestissimo inizia ad interessarsi alla musica, ascoltando alla radio gli artisti country degli anni ‘30s, e a otto anni abbandona gli studi, cosa che poi da adulto rimpiangerà moltissimo.

Nei primi anni ’40 riesce a ottenere una chitarra, che impara da solo a suonare, e qualche anno dopo lui e due amici, Ned Costner, violino, e Curly Sisk, chitarra, formano i Sons of Soil e cercano di farsi le ossa suonando ovunque sia possibile.

Nel 1948 i soli Gibson e Sisk ottengono un ingaggio per suonare alla locale stazione radio WOHS e poco dopo i due entrano a far parte degli Hi-Lighters una band organizzata dalla stessa stazione radio, nella quale Gibson funge da cantante.

L’anno dopo la formazione viene notata dal produttore Murray Nash dell’etichetta Mercury il quale propone loro un contratto e in breve vengono registrate alcune canzoni che sono pubblicate recuperando il nome Sons of Soil.

Fra i quattro brani figura ‘Why am I so lonely’, prima composizione di Gibson ad apparire su disco, il cui titolo (Perché sono così solo?) preannuncia la sua caratteristica di comporre canzoni con contenuti di ‘solitudine’, ‘tristezza’ e ‘amori perduti’, che poi gli varrà il titolo di ‘The Sad Poet’ (Il Poeta Triste).

Nel 1950 Gibson lavora nella formazione ‘The King Cotton Kinfolks’, che suona principalmente musica honky tonk.

A ottobre registrano un demo da presentare a Steve Sholes, funzionario della RCA Victor (che qualche anno dopo farà il ‘colpaccio’ portando Elvis Presley alla RCA), il quale li ingaggia.

I diversi titoli che pubblicano non hanno molto riscontro ma permettono loro di farsi conoscere e ottenere un regolare ingaggio al ‘Tennessee Barn Dance’, un programma trasmesso dal vivo dalla radio WNOX di Knoxville, Tennessee, nella quale Gibson poi lavorerà per anni.

Fra il 1952 e il 1954 il cantante si lega all’etichetta Columbia per la quale registra una dozzina di canzoni che, sebbene dimostrino la sua crescita qualitativa, non hanno particolare successo.

Dopo diverso tempo dedicato a sviluppare la composizione, nel 1955 è a Nashville dove conosce Wesley Rose, uno dei proprietari della casa editrice Acuff-Rose, il quale gli offre un contratto come compositore e gliene procura un altro con l’etichetta MGM.

Con quest’ultima Gibson ottiene nel 1956 il suo primo successo arrivando al n.9 della classifica country con la sua ‘Sweet dreams’ mentre, in contemporanea, la cover di Faron Young dello stesso titolo arriva al n.3.

Dopo qualche altro singolo su MGM, nel 1957 il cantante ritorna alla RCA Victor dove inizia a lavorare col chitarrista e produttore Chet Atkins.



sabato 14 marzo 2015

Cellograf Simp story

Carissimi lettori,

oggi vi offriamo un'anteprima dell'articolo a cura di Augusto Morini  che appare sul n° 87 della nostra rivista  che potete richiedere collegandovi a www.jamboreemagazine.it 

Verso la fine degli anni ’50 era attiva a Baranzate di Bollate (Milano) la ditta Cellograf-Simp, creata e diretta da Natale Sciascia, specializzata nella lavorazione di materie plastiche.

Fra i prodotti finali commercializzati dalla ditta figuravano, ad esempio, targhe pubblicitarie per gelati e bevande, calendarietti pubblicitari, etichette pubblicitarie adesive e altro.

Nel corso del 1959 Natale Sciascia, assiduo frequentatore del dancing milanese ‘Arenella’, entra colà in contatto col clarinettista Felix Cameroni e la sua orchestra, fra i componenti della quale figura anche Gino Mescoli, giovane mantovano già da alcuni anni attivo a Milano come musicista, compositore e arrangiatore.

In quel periodo stava guadagnando il favore del pubblico un genere di 45 giri di plastica flessibile (detti poi comunemente ‘flexi-disc’) allegati a riviste vendute in edicola o realizzati a scopo pubblicitario per conto di ditte di vario genere.

Alcune delle riviste più attive in questo settore erano la NET (Nuova Enigmistica Tascabile) e, in particolare, la rivista musicale
Il Musichiere, che nel periodo di poco più di due anni (1959-1961) pubblicherà circa un centinaio di questi dischi.



E così dagli incontri fra Sciascia e Mescoli nasce l’idea di avventurarsi in questo campo.

Ma se nel caso del Musichiere i cantanti presentati erano personaggi in genere già noti nel settore musicale (e anche nomi come Sofia Loren e Vittorio De Sica), la Cellograf inizia dando spazio e opportunità a interpreti praticamente sconosciuti che, in certi casi mimetizzati sotto nomi d’arte americaneggianti, interpretano soprattutto canzoni americane popolari in quel momento o, comunque, classici successi ‘standard’
(i cosiddetti ‘evergreens’).

Il successo di questa iniziativa (si arriverà a una media di 800 mila copie a disco) spinge in breve l’azienda a creare una vera e propria etichetta discografica, la Phonocolor, con sede a Milano in via Maffucci 18, di cui la Cellograf diventa distributrice.

Gino Mescoli ne diventa il responsabile artistico ma anche direttore di una propria orchestra che fornirà la base musicale della maggior parte delle incisioni pubblicate dalla nuova etichetta, nella quale confluiscono gli artisti già apparsi sui ‘flexi-disc’ Cellograf.



Fra il 1960 e l’autunno del 1962 la Phonocolor pubblica oltre 200 singoli e svariate decine di dischi EP ed LP annoverando nel catalogo, tra gli altri, nomi quali Carla Riva (aka Lottie Rivers), Paolo Pinti (poi John Foster), le orchestre di Gino Mescoli e Felix Cameroni e, ancora, Spero e i Crazy Rock Boys, Vanna Scotti, Lucia Altieri, Nella Bellero, Febo Conti.

Nell’autunno del 1961 nasce però un’altra etichetta, la Style, nella quale poi, man mano, confluiscono gli artisti della Phonocolor, in quanto viene deciso di concentrare tutta la produzione sotto un unico marchio.

Su etichetta Style si annoverano svariati successi realizzati da artisti Phonocolor e da nuovi arrivi: John Foster (Non finirò d’amarti 1962, Eri un’abitudine 1963, Se tu vuoi 1963, Amore scusami 1964, Io e te 1964, Cominciamo ad amarci 1965, Se questo ballo non finisse mai 1966), Vanna Scotti (1962-1965), Lucia Altieri (Lumicini rossi 1962), The Bad Boys (1966-1967), Franco IV e Franco I (Ho scritto t’amo sulla sabbia 1968, Sole 1969), Emy Cesaroni (1969-1971), I Romans (Nel fondo di un bicchiere 1970, Sole sole mare mare 1971)

A seguito della grande evoluzione dei supporti 45 giri e LP e della concorrenza di numerose aziende discografiche nel 1971 la società decide di chiudere l’attività. Fino a quel momento la Style aveva pubblicato oltre 250 singoli, numerosi EP e una trentina di LP.

Fra il 1963 e il 1967 la Cellograf attiva anche tre altre etichette, Big Ben, Primavera e Oscar, dedicate principalmente alla pubblicazione di musica popolare, canti natalizi e fiabe.